Il presidente del Consiglio, insieme al presidente francese e al cancelliere tedesco, incontrano Zelensky: «Non ci ha chiesto altre armi»
«Vogliamo l’Ucraina nell’Unione Europea. Anche se non sarà facile». E’ la mano tesa dal presidente del Consiglio Mario Draghi, che giovedì si è recato a Kiev insieme al presidente francese Emmanuel Macron e al cancelliere tedesco Olaf Scholz per incontrare Volodymyr Zelensky. Diversi i temi affrontati: gli scenari di un ingresso dell’Ucraina nell’Europa, la crisi alimentare e le speranze di pace.
Ucraina nell’Unione Europea
«Oggi è una giornata storica – spiega Draghi – per l’Europa. Siamo venuti per offrire il nostro sostegno incondizionato al presidente Zelensky e al popolo ucraino. Un popolo che si è fatto esercito per respingere l’aggressione della Russia, per vivere in libertà. L’Italia vuole l’Ucraina nell’Unione europea. E vuole che l’Ucraina abbia lo status di candidato e sosterrà questa posizione nel prossimo Consiglio europeo». Una posizione condivisa anche da Macron e Scholz, anche se poi la decisione dovrà ottenere l’unanimità a Bruxelles. «Ci sono tanti paesi – ha proseguito il premier – con opinioni diverse, vedremo. Non siamo in condizione di promettere che questo sarà l’esito, abbiamo detto Zelensky che questa sarà la nostra posizione e credetemi non è poco».
Crisi alimentare e pace
In merito alle crisi alimentare, Draghi ha spiegato: «Dobbiamo sbloccare i milioni di tonnellate di grano che sono bloccati nei porti del Mar Nero. Ho appreso che ci sono due settimane per sminare i porti, il raccolto arriverà alla fine di settembre, ci sono una serie di scadenze che diventano sempre più urgenti». Una delle ipotesi è una risoluzione Onu, ma dopo il primo no di Mosca l’impasse ancora resta. L’ex numero uno della Bce non vede ancora spiragli di pace. «La condizione che l’Ucraina pone è l’integrità territoriale, questa è la premessa. A quanto penso io non si vedono margini», dice chiaro. E mentre Scholz e Macron assicurano a Zelensky l’invio di altro materiale bellico, Draghi resta più cauto. «Non ci sono state richieste del presidente Zelensky di nuove armi».