Donne in Iran, Misih Alinejad: “La Repubblica islamica è Isis col petrolio, l’Ue tagli i rapporti”

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La testimonianza al Senato della nota giornalista e attivista che con le sue battaglie punta a difendere i diritti delle minoranze

La protesta delle donne iraniane per la libertà “è una tematica di tutti, non deve essere di parte, non ha un ceto sociale e non è solo delle donne” ha dichiarato Antonella Zedda, senatrice di Fratelli d’Italia e promotrice della conferenza stampa dal titolo “Donne in Iran”. È vero, le manifestazioni nel Paese non riguardano solo donne e uomini iraniani o una determinata fazione politica ma c’è da chiedersi: cosa ha fatto l’Occidente all’atto pratico? Come stanno veramente le cose? Che azioni sono state intraprese contro la Repubblica islamica?

In una prima discussione al Senato sono stati evidenziati i dati delle vittime e degli arresti durante le manifestazioni pacifiche in Iran. Questa volta, invece, nel secondo incontro del 21 febbraio a palazzo Madama, il discorso è stato incentrato sulle testimonianze di ospiti internazionali, in special modo quella di Misih Alinejad, attivista e giornalista iraniana di fama internazionale

La testimonianza di Misih Alinejad

A fare il punto della situazione, con parole decise e dirette, è Alinejad, che da anni ormai combatte per far valere i diritti umani e in particolare quelli delle donne in Iran. “Sono una giornalista, attivista per i diritti delle donne e contro l’hijab obbligatorio e vorrei porvi una domanda: “Quale sarebbe la vostra reazione di fronte a un governo che vi dice come vestirvi, anzi come coprivi, come gestire i vostri capelli, come vivere la vostra vita? Come reagireste se voi donne doveste rinunciare alla vostra identità? Se in Iran non vi coprite verreste frustrate, andreste in carcere. Tutto questo solo per aver mostrato la vostra bellezza”.

La rivoluzione non è finita

L’attivista, poi, ha sottolineato come la rivoluzione sia “viva e la fiamma sta bruciando” e che è doveroso “aiutare concretamente chi sta manifestando per vedere riconosciuti i propri diritti fondamentali”. In Iran adolescenti, donne, uomini e bambini continuano a perdere la vita e in cinque mesi nel Paese più di 500 persone sono state uccise, più di 20mila manifestanti innocenti sono stati arrestati, 50 di loro scontano la pena di morte e 5 di loro sono stati impiccati.

A fronte di tutto questo, domanda Alinejad: “Quando le persone erano per strada affrontando violenze, proiettili ed erano sottoposti ad arresti, impiccagioni, stupri, dove eravate voi? L’Occidente dov’era quando l’IRGC (Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica, ndr) ha sparato agli occhi delle donne e degli uomini nelle strade per renderli ciechi?”.

L’Ue intraprenda azioni concrete

L’attivista e giornalista ha continuato il suo intervento parlando delle azioni solidali che tante donne, specialmente in politica, hanno intrapreso per sensibilizzare e sostenere i diritti negati in Iran. “Abbiamo ricevuto tanta solidarietà dalle persone nell’Occidente. È stato bellissimo vedere celebrità, attrici, atlete in giro per il mondo che si sono tagliate una ciocca di capelli per sensibilizzare la lotta delle donne in Iran, ma quando lo hanno fatto anche i politici donne mi si è spezzato il cuore. Non eravate voi le stesse che di fronte ai rappresentanti islamici li coprivate? È ora il momento di agire concretamente. Non abbiamo bisogno di voi che vi tagliate i capelli, noi vogliamo che tagliate i rapporti con i nostri assassini”.

Alinejad, facendosi portavoce del popolo iraniano al Senato, ha chiarito, senza mezzi termini, le reali richieste dell’Iran all’Unione Europea: mettere nella lista dei terroristi le guardie rivoluzionarie, come ha fatto il governo americano.

È responsabilità dell’Ue e dell’America proteggere la democrazia. Non bisogna accettare le decisioni della Repubblica islamica e le loro imposizioni. Noi iraniani non abbiamo paura invito – conclude l’attivista – anche all’UE a non averne. Vi chiedo di aiutare noi e il resto del mondo a combattere contro uno dei regimi più pericolosi conosciuto come Repubblica islamica ma che io chiamo semplicemente Isis con petrolio”.

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