Dazi, gli Usa fanno dietrofront: “Tra uno o due mesi nuove tariffe, le esenzioni su hi Tech sono momentanee”

I nuovi dazi, quindi, interesseranno anche smartphone e pc, per cui le esenzioni ieri annunciate da Donald Trump di rivelano solamente momentanee. Pechino, intanto, non sembra intenzionata a cedere e chiede agli Usa di eliminare tutti i dazi finora annunciati

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Donald Trump ripensa i dazi contro la Cina e annuncia uno stop, piuttosto contestato, alle tariffe contro le high tech che importano negli Stati Uniti. Un’indiscrezione di Bloomberg, poi confermata, ha diffuso la notizia secondo cui il Tycoon avrebbe esentato smartphone, computer e altri prodotti elettronici come i chip di memoria dai dazi reciproci. Una scelta che potrebbe sembrare un favore a Pechino, su cui restano in vigore i dazi al 145%, ma che in realtà è una mossa a tutela dell’economia americana.

L’80% dei prodotti Apple realizzati in Cina sono venduti negli Usa e i nuovi dazi avrebbero fatto schizzare il loro costo a circa 3500 dollari, rendendoli di fatto non più competitivi sul mercato. In totale, poi, il Dragone fornisce agli Stati Uniti prodotti elettronici per un valore di 146 miliardi di dollari. Insomma, secondo i vertici delle aziende Usa, oggi non è possibile fare a meno della Cina e i dazi potrebbero rivelarsi un’arma brutale per gli stessi americani.

Inoltre, un nuovo balzo dei prezzi potrebbe affossare la fiducia nelle capacità della banca centrale di controllare l’inflazione, infliggendo un altro duro colpo allo status degli Stati Uniti nel sistema finanziario mondiale. L’obiettivo a lungo termine resta quello di convincere le aziende che producono all’estero a tornare negli Usa, ma sembrerebbe che Trump si sia rassegnato alla possibilità che i suoi obiettivi possano essere raggiunti con tempistiche più lunghe.

La Cina, comunque, non sembra aver apprezzato particolarmente il passo in avanti di Donald Trump. Il Ministero del Commercio cinese ha infatti chiesto agli Usa di “correggere i propri errori“, procedendo all’eliminazione totale dei dazi reciproci, così da “tornare sulla giusta strada del rispetto reciproco“.

La specifica di Howrd Lutnick: “Le esenzioni su High Tech sono temporanee”

A mettere un punto sulla questione c’è il segretario al commercio americano, Howard Lutnick, che ha chiarito che l’esenzione dei dazi sui dispositivi elettronici prodotti in Cina è solamente temporanea perché in futuro questi saranno soggetti a “dazi sui semiconduttori“, che probabilmente entreranno in vigore “tra un mese o due“. Le nuove tariffe, infatti, dovranno essere esaminate nell’ambito di un’indagine del governo.

Lutnick ha poi aggiunto che al momento gli Usa “non possono fare affidamento sulla Cina per le cose fondamentali di cui abbiamo bisogno“, come medicinali e, appunto, i semiconduttori.

Il futuro dei dazi resta incerto

Va detto – sottolinea Bloomberg che la “tregua” potrebbe rivelarsi fugace: le esclusioni derivano dall’ordine iniziale, che impediva che le tariffe extra su alcuni settori si sommassero a quelle nazionali. Non è dunque escluso che siano imposte tariffe diverse“.

Un’indiscrezione che arriva dopo che nelle scorse ore il Presidente a stelle e strisce aveva sussurrato la possibilità di offrire esenzioni ai dazi del 10%, insistendo che questa sia la soglia base per cercare di trattare su un accordo commerciale. “Potrebbero esserci un paio di esenzioni – annunciava Trump – per ovvie ragioni, ma direi che il 10% è la soglia“, senza specificare quali potrebbero essere le “ragioni ovvie“.

Un’esenzione che, tra le altre, giunge dopo la possibile minaccia dell’Ue, che riguarderebbe contromisure nei confronti delle Big Tech, ovvero una tassa sui ricavi pubblicitari digitali. Come avvertito dalla Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, i dazi porteranno molti più rischi e problemi agli Stati Uniti che all’Europa. Sulla questione, si è espresso anche il Ministro delle Finanze tedesco, Jörg Kukies, invitando alla cautela. “Non abbiamo vere alternative. – spiega Kukies – Ho parlato nuovamente con alcuni rappresentanti aziendali che mi hanno detto che  semplicemente non esistono provider di cloud o di intelligenza  artificiale che offrano una scalabilità a cui si possa passare“. In ogni caso, come spiegato da fonti di Bruxelles, l’obiettivo rimane l’apertura ai negoziati con l’America.

Cina: “Da dazi possibili conseguenze umanitarie”

Sul fronte del “peggior nemico” degli Usa, Pechino, si registra l’avvertenza del Ministro del Commercio cinese Wang Wentao. I continui rialzi sui dazi da parte degli Usa, secondo l’esponente del governo, causerà gravi danni ai Paesi in via di sviluppo e potrebbe persino innescare una crisi umanitaria. Il Ministro cinese, durante la videochiamata avuta ieri con Ngozi Okonjo-Iweala, la numero uno dell’Organizzazione mondiale del commercio, la Wto, ha riferito che le “contromisure decisivedi Pechino alle imposizioni americane avrebbero l’obiettivo di salvaguardare i suoi diritti e interessi legittimi, nonché sostenere l’equità e la giustizia nella comunità internazionale.

Difatti, secondo Wang, tutti i Paesi che aderiscono al Wto “dovrebbero unirsi e lavorare per contrastare l’unilateralismo, il protezionismo e le pratiche intimidatorie con una cooperazione aperta e con il multilateralismo“. Nel resoconto del colloquio diffuso oggi dal Ministero del Commercio cinese, si evidenzia come “i Paesi meno sviluppati affrontano alcuni dei maggiori rischi derivanti dai dazi americani“.

Dal punto di vista del tycoon però la situazione appare più rosea di quel che sembra. “Sono sempre andato d’accordo con Xi, penso che verrà fuori qualcosa di positivo con la Cina“, esordisce infatti il Presidente americano parlando dei “leggerissimi” dazi imposti a Pechino. “Stiamo parlando con molti Paesi, siamo in una buona posizione“, ha poi puntualizzato il leader Usa a proposito delle tariffe sospese per 90 giorni per tutti gli altri Stati colpiti, specificando che “non è stato l’andamento dei Treasury a spingermi a una pausa sulle tariffe“. Inoltre, rivolgendosi in casa, Trump ha predicato calma sul dollaro, spiegando che il biglietto verde rimarrà “sempre la valuta di riferimento“.

Il presidente Xi appare, secondo gli osservatori, in una posizione di forza rispetto a Trump: il presidente americano è stato infatti costretto a piegarsi di fronte alle pressioni dei mercati finanziari, mentre il leader cinese ha la possibilità di andare avanti nella sua battaglia contro il “bullismo” degli Stati Uniti, così come lo ha definito, senza particolati limiti. Il tycoon dalla sua parte ha però la possibilità di accerchiare il Dragone siglando accordi commerciali sui dazi con le sue rivali in Asia: l’amministrazione è infatti intenzionata a privilegiare inizialmente le trattative con Giappone, Corea del Sud, Vietnam e India per contrastare l’influenza cinese.

I primi contatti tra Taiwan-Usa

Nella bufera a suon di botta e risposta di dazi tra Pechino e Washington, prosegue comunque la volontà bilaterale dei singoli Paesi. Il governo taiwanese, ad esempio, ha avviato i primi negoziati sui dazi imposti dagli Stati Uniti e si aspetta di proseguire i colloqui per stabilire legami commerciali “forti e stabili” tra Taipei e Washington. Il presidente taiwanese Lai Ching-te si è fomentato per essere “il primo nella lista di attesa” di quanti hanno chiesto alla Casa Bianca di negoziare, nel tentativo di tutelare l’export taiwanese da un dazio doganale del 32%.

In una dichiarazione, l’Ufficio per i negoziati commerciali di Taiwan ha affermato che i suoi rappresentanti hanno avuto uno “scambio di opinioni sui dazi reciproci in videoconferenza con funzionari statunitensi” sulle barriere commerciali non tariffarie e su una serie di altre questioni economiche e commerciali, compresi i controlli sulle esportazioni.

Il surplus commerciale di Taiwan con gli Stati Uniti si posiziona al settimo posto tra i più alti imposti tra tutti i Paesi. Circa il 60% delle esportazioni di Taiwan verso gli Stati Uniti è costituito da prodotti hi-tech, compresi i semiconduttori, che sembra siano ora esentati dai nuovi dazi imposti da Donald Trump.

Le trattative con l’Ue nell’agenda Usa

Nell’agenda della Casa Bianca appaiono anche le trattative con l’Unione Europea. Il commissario Ue al Commercio, Maros Sefcovic, sarà a Washington la settimana prossima, quando è attesa anche la premier Giorgia Meloni. La visita del commissario prevederà proprio un nuovo round negoziale sulle tariffe e vedrà lunedì il segretario al commercio americano, Howard Lutnick, “falco” dei dazi. Proprio Lutnick, però, sembra negli ultimi giorni essere sceso nella scala delle preferenze di Trump, che ha deciso di affidare il dossier tariffe al Segretario al Tesoro, Scott Bessent, chiamato a trattare con i singoli stati e a gestire le ripercussioni di una guerra commerciale innescata dal suo stesso capo.

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