Ecco come è cambiato il conflitto silenzioso nello spazio con l’avanzamento della tecnologia militare
La Nato il 24 febbraio scorso – quando i mezzi militari russi sfondavano il fronte ucraino – registrava a centinaia di chilometri dalla Terra mosse e interventi dell’esercito invasore, tentando di rilevare anche ogni comunicazione possibile. Si ricorderà senz’altro la quantità di informazioni trasmesse nei primi giorni di guerra: posizioni delle batterie d’artiglieria, spostamenti delle truppe, danni inflitti e ricevuti: tutto documentato da milioni di immagini.
Durante la lunga e aperta fase di rivalità tra Stati Uniti e Unione Sovietica, le informazioni venivano trasmesse attraverso pellicole inserite in capsule rispedite poi sulla Terra. Un velivolo le avrebbe dovute recuperare e consegnare in laboratorio, da qui i tecnici, attraverso un’articolata operazione che durava anche diverse settimane, riuscivano a catturare e utilizzare le immagini. All’epoca – a causa delle limitate prestazioni dei satelliti che oltretutto diventavano inutilizzabili dopo meno di un mese – russi e americani erano costretti a lanciare nello spazio nuovi dispositivi a intervalli regolari.
I nuovi standard tecnologici
I nuovi strumenti oggi durano anni e sono in grado di raccogliere enormi quantità di dati con una precisione e un tempo incredibili. Basti pensare al gran numero di immagini che riceviamo in tempo reale dall’Ucraina e che vengono poi convertite in rapporti di intelligence per le autorità militari e civili.
Viviamo nell’epoca in cui immagini e informazioni corrono più velocemente della guerra stessa. Il risultato è uno spazio sempre più affollato, dove la coesistenza di apparecchi facenti capo a nazioni avversarie pone sfide per la sicurezza le cui implicazioni non sono semplici da prevedere.