Corea del Sud, Ok all’impeachment del presidente Yoon: al via indagini per tradimento

Il presidente è stato già rimosso dal suo ruolo e sostituito dal primo ministro, che svolgerà le sue funzioni fino all'elezione di un nuovo presidente

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Ad una settimana di distanza dal tentativo fallito di far approvare la mozione di impeachment contro il presidente Yoon Suk Yeol, oggi i deputati della Corea del Sud sono riusciti nel loro intento, raggiungendo il quorum e i voti favorevoli necessari per rimuovere il Capo dello Stato dal suo incarico. Il presidente, sotto accusa per aver dichiarato la legge marziale nel Paese lo scorso 3 dicembre, è stato immediatamente sospeso dall’incarico, come prevede la mozione di impeachment, ed ora il primo ministro ha assunto il ruolo di presidente ad interim.

La posizione di Yoon Suk Yeol continua intanto ad aggravarsi. Nel corso del voto in Parlamento, 204 deputati su 300 hanno espresso voto favorevole per mettere in stato di accusa il presidente, indagato per vari reati tra cui insurrezione e tradimento. Yoon ha deciso di non presentare le dimissioni spontanee a seguito degli attacchi dalla politica e dal popolo, ma di affrontare le conseguenze del suo gesto, continuando a ribadire che “l’opposizione sudcoreana è in combutta con i nemici comunisti del Paese“.

Questa stessa motivazione, avrebbe spinto il capo dello Stato a dichiarare la legge marziale nel Paese, scatenando caos e concitazione anche nel resto del mondo. In occasione delle votazioni, migliaia di studenti sono scesi in strada a Seul per chiedere le dimissioni e l’incarcerazione di Yoon. Gli organizzatori della protesta avrebbero posto in tutta la città alcuni banchetti che distribuiscono cibo e bevande calde gratuite, per spingere sempre più persone a partecipare alla movimentazione.

L’imposizione della legge marziale di Yoon

Lo scorso 3 dicembre il presidente della Corea del Sud ha annunciato l’imposizione della legge marziale nel Paese, con l’obiettivo di “salvaguardare la Nazione liberale dalle minacce poste dalle forze comuniste della Corea del Nord e per eliminare gli elementi anti-Stato“. Una decisione che ha seguito gli scontri avvenuti in Parlamento tra i partiti di maggioranza e opposizione sulla legge di bilancio del Paese, che avrebbe portato i secondi ad approvare un programma che il governo avrebbe considerato “significativamente ridotto“.

Il presidente della Corea del Sud Yook Suk Yeol
Il presidente della Corea del Sud Yoon Suk Yeol

La decisione di Yoon avrebbe però contentato entrambe le parti politiche, tanto da convincerle ad allearsi per far fronte alla legge marziale. Fuori dal Parlamento si sono verificati duri scontri tra l’esercito, i politici e la popolazione civile, mentre il Presidente dichiarava sospesa ogni tipo di attività politica. Nonostante i divieti imposti, i deputati coreani sono riusciti a riunirsi nell’Assemblea nazionale e a votare l’annullamento della legge marziale, con un’ampia maggioranza di 190 voti a favore su 300.

Dopo poco meno di sei ore dall’annuncio, dato in diretta televisiva, il presidente Yoon ha ritirato la legge marziale, ristabilendo i poteri del governo e iniziando il suo cammino verso l’impeachment. Diversi analisti, a seguito degli eventi verificatesi a Seul, avevano riconosciuto che il potere politico di Yoon si era ormai ridotto allo zero e che la decisione più giusta al momento fosse quella di presentare le sue dimissioni.

Il primo impeachment fallito

Il capo di Stato ha però deciso di “combattere fino all’ultimo” e di affrontare la decisione del Parlamento. Nel corso della prima votazione, svoltasi lo scorso sabato, il People Power Party, ovvero il partito presidenziale, ha deciso di boicottare il voto, nel tentativo di tenere Yoon al potere. Tutti i deputati del PPP hanno infatti lasciato l’aula, di fatto impedendo il voto a causa del non raggiungimento del quorum. Solo un esponente del partito ha deciso di rimanere: si tratta di Ahn Cheol-soo, un professore diventato politico che si è candidato alla presidenza nel 2012, 2017 e 2022.

Fuori dal parlamento, in molti hanno iniziato a protestare contro la decisione del People Power Party, chiedendo a gran voce che questi tornassero nelle loro postazioni. Purtroppo, nulla è stato sufficiente, dunque le votazioni sono state rimandate.

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