La Conferenza per la Pace in Ucraina svoltasi nei giorni precedenti a Lucerna, in Svizzera, si è conclusa con un tripudio di solidarietà nei confronti del presidente Volodymyr Zelensky e del suo Paese. L’integrità territoriale dell’Ucraina è stata riconosciuta e il Cremlino è stato duramente criticato. “Pace non significa resa” ha tuonato Giorgia Meloni nel suo intervento a Lucerna, ricordando a Zelensky come l’Italia sia sempre stata al suo fianco e invitando gli altri Paesi a fare altrettanto, finché ce ne sarà bisogno.
Non tutto è oro quel che luccica e il summit a Lucerna lo ha dimostrato. Il documento finale, che chiede la pace definitiva tra i due Paesi non è stato firmato all’unanimità. Ben 12 Paesi si sono astenuti e per di più Russia e Cina non sono stati invitati. La conferenza, quindi, si chiude con una vittoria a metà, ma Zelensky non perde le speranza, al contrario grida al successo. Per lui anche solo essere riuscito a mettere insieme i capi di Stato e di governo del G7, insieme a parte dei leader africani, latinoamericani e asiatici è un enorme passo verso la giusta direzione.
Il documento finale, dunque, è stato firmato da 78 partecipanti su 92 e tale traguardo va unito alle decisioni del Gruppo dei 7 che nei giorni scorsi a Borgo Egnazia, in Puglia, si sono messi d’accordo per inviare all’Ucraina ulteriori 50 miliardi di aiuti. Dall’altro capo del mondo, Donald Trump, candidato alle prossime presidenziali, Usa continua a inveire contro il presidente ucraino: “Zelensky è il maggior venditore della storia. Ogni volta che viene in questo Paese va via con 60 miliardi di dollari. Poi quando torna a casa ne ha bisogno di altri“.
Ucraina, quali sono i Paesi che si sono astenuti
Nonostante il forte segnale inviato a Vladimir Putin, che ha assistito a decine di Paesi che si sono schierati dalla parte dell’Ucraina, la Conferenza di Pace a Lucerna ha mostrato una particolare situazione geopolitica. Tra i Paesi che si sono astenuti c’è da contare il Brasile di Luis Inacio Lula da Silva, che ha addirittura inviato in Svizzera un delegato senza poteri negoziali, l’India di Narendra Modi e il Sudafrica Cyril Ramaphosa.
Tutti e tre sono Paesi Brics – acronimo che unisce le iniziali dei Paesi che ne fanno parte – ovvero un raggruppamento di Nazioni, di cui fanno parte anche Russia e Cina, che condividono una situazione economica in via di sviluppo e allo stesso tempo abbondano di risorse naturali strategiche. Sarebbe strano se tre Paesi di questo gruppo votassero contro gli interessi di altre due Nazioni che ne fanno parte.
Arabia Saudita ed Emirati Arabi non hanno firmato, ma i loro rappresentanti hanno partecipato attivamente alle discussioni, dimostrando quindi interesse per la materia. L’Arabia Saudita, infatti, si è proposta per ospitare la prossima conferenza di Pace, il che fa presupporre che questa Nazione voglia presentarsi come “mediatore naturale” del conflitto. Astenuti dalla firma anche Armenia, Barhein, Colombia, Indonesia, Giordania, Libia, Messico e Thailandia.
Alla prossima conferenza parteciperanno Russia e Cina?
“La Russia e il suo leader non sono pronti per una pace giusta, questo è un dato di fatto“, così Volodymyr Zelensky ha riconosciuto le difficoltà che ancora vanno affrontate prima di poter giungere alla pace. Il Cremlino non è pronto a scendere a patti e senza la sua collaborazione sembra impossibile giunge ad una conclusione.
A seguito della Conferenza di Pace in Svizzera, Francia, Turchia, Regno Unito e altri Paesi si stanno organizzando per preparare una serie di riunioni che possa in qualche modo portare ad una nuova conferenza a cui possa partecipare la Russia. Solo con la presenza di Mosca, infatti, sarà possibile giungere una soluzione. Il percorso però è ancora lungo.
© Riproduzione riservata