La visita della speaker della Camera dei rappresentanti Nancy Pelosi a Taiwan ha fatto molto discutere negli ultimi giorni a causa della ferrea opposizione della Cina
Alcuni attacchi hacker, partiti martedì dalla Cina, avrebbero messo in ginocchio i siti istituzionali di Taiwan. Il tutto si sarebbe verificato poco prima che Nancy Pelosi, speaker della Camera degli Stati Uniti, approdasse sull’isola.
I domini governativi di Tapei sono stati resi inutilizzabili da attacchi ddos, acronimo di distributed denial of service. Pur non essendoci ancora prove certe, è possibile che il mandante sia stato proprio il governo cinese, il quale aveva già minacciato esercitazioni militari attorno all’isola.
I ddos sono attacchi coordinati e mirati per rendere un portale irraggiungibile o lento a causa dell’eccessivo sovraccarico di richieste. Solitamente sono considerati poco dannosi e meno gravi rispetto ad altri tipi di hackeraggi. Nel caso di Taiwan, a essere stati colpiti sono stati i siti del presidente Tsai Ing-wen, del ministero della Difesa e di quello degli Affari Esteri ma anche il sito del Taiwan Taoyuan International, l’aeroporto più grande del Paese.
L’attacco hacker è stato, però, l’ultimo degli episodi nell’escalation di tensioni con la Cina esplose per la visita della politica americana. Il ministro degli Esteri di Pechino, Wang Yi, ha affermato che: «Coloro che offendono la Cina saranno puniti. Questa è una farsa completa. Gli Usa stano violando la sovranità cinese con il pretesto della cosiddetta “democrazia”».
Gli scontri fra Pechino e Tapei
Nonostante Taiwan sia legato all’Occidente, gli Stati Uniti non ne hanno ancora riconosciuto formalmente lo status di Nazione, continuando ad accettare il fatto che la Cina consideri ancora l’isola come parte del suo territorio. Questo sembra essere il motivo scatenante dell’attrito fra la Repubblica Popolare e la visita di Pelosi.
Le ritorsioni da parte di Pechino, comunque, sono già cominciate con il blocco dell’import di pesce, agrumi e altri beni da Taiwan e con il blocco di export di sabbia naturale, necessario all’isola per la creazione di microchip e semiconduttori, dei quali è il massimo produttore.
Infatti, la Taiwan Semiconductor Manufacturing Company controlla più di metà del mercato globale in un periodo caratterizzato proprio dalla carenza di tali dispositivi. Come gli Stati Uniti e la Cina, così anche molti altri Paesi sono fortemente dipendenti da Tapei per l’approvvigionamento di microchip.