Il tratto di mar Cinese meridionale che circonda l’arcipelago delle Spratly continua a creare tensioni tra la Cina e le Filippine e di rimando anche agli Stati Uniti. I due Paesi non hanno intenzione di seppellire l’ascia di guerra e proseguono con operazioni di addestramento navale nelle acque contese, spesso rischiando di dover cedere il passo ad un conflitto armato. Nella notte, proprio a largo delle isole Spratly, una nave cinese e una filippina si sono scontrate, scatenando l’ira delle due Nazioni.
La notizia è stata riferita dalla guardia costiera di Pechino, che ha sottolineato come la nave filippina abbia “ignorato molti avvertimenti“, di fatto “avvicinandosi alla nave cinese in modo poco professionale, provocando la collisione“. Quindi, secondo le autorità cinesi, lo scontro è colpa interamente dello Stato filippino, che non ha rispettato i protocolli e i confini cinesi. Per ora Manila non ha commentato direttamente l’accaduto, forte del sostegno degli Usa, ma consapevole della legislazione cinese.
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Dallo scorso sabato è infatti entrata in vigore una legge che consente alla guardia costiera cinese di usare la forza contro le navi straniere e di trattenere presunti trasgressori senza processo per 60 giorni.
Cina-Filippine, la ricostruzione dello scontro
Secondo quanto riportato dalla guardia costiera cinese, una nave da rifornimento filippina sarebbe entrata nelle acque vicino a Second Thomas, barriera corallina sommersa nelle Isole Spratly, che fa parte del territorio rivendicato da diverse nazioni. Nonostante l’intervento della Cina, che ne ha richiesto l’allontanamento, il convoglio filippino avrebbe proseguito il suo viaggio nel mar Cinese meridionale, fino a collidere con un’imbarcazione cinese.
Una ricostruzione che ovviamente dipinge le Filippine come il Paese che ha infranto le regole. Eppure, il territorio conteso, in quanto tale, per ora non appartiene a nessuno dei due Paesi. Manila ha infatti sottolineato che la zona in cui è avvenuta la collisione, che si trova a meno di 200 miglia nautiche nautiche (370 chilometri) dalla sua costa, rientra nella sua zona economica esclusiva riconosciuta a livello internazionale.
Le Filippine, quando si tratta di questo argomento, spesso citano la sentenza arbitrale internazionale del 2016 che ha invalidato le pretese espansive di Pechino nel mar Cinese meridionale sulla base di ragioni storiche.
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