Il leader russo individua il nuovo comandante dell’operazione militare in Ucraina: nel 1991 guidò dei tank che schiacciarono dei manifestanti
Il generale Serghei Surovikin è il nuovo comandante dell’operazione militare in Ucraina. La notizia è stata insolitamente diffusa pubblicamente. Il nome del predecessore – il generale Aleksander Dvornikov secondo i media russi – non era mai stato rivelato ufficialmente. La nomina, annunciata dal ministero della Difesa russo, giunge poche ore dopo l’esplosione sul ponte di Kerch in Crimea e, in generale, dopo le pesanti sconfitte dell’esercito russo sul fronte nord-orientale e la riconquista da parte dell’Ucraina della città di Lyman.
Surovikin è noto con il soprannome di “generale Armageddon”. È dal 2017 capo delle Forze aereospaziali ed ha condotto in questi mesi le operazioni in Donbass. Classe 1966, vanta, infatti, un folto e sanguinoso curriculum militare. A Putin, insoddisfatto e affaticato dal perdurare di una guerra che doveva essere conclusa in tre giorni, sarà parso la persona giusta da porre al vertice, dopo Dvornikov, detto “il macellaio”, regista della strage a Mariupol, ma collezionista di ingenti perdite e irrisorie conquiste di terreno.
La carriera: l’accademia militare, poi l’esperienza sul campo
Surovikin si è laureato alla Scuola di Comando delle Armi di Omsk e, in seguito, con il massimo dei voti ha proseguito e completato gli studi all’Accademia Militare di Mosca nel 1995 e successivamente all’Accademia militare dello stato maggiore delle forze armate di Mosca nel 2002.
La carriera è culminata nella direzione operativa principale dello Stato maggiore russo. È veterano della guerra civile in Tagikistan degli anni Novanta, della seconda guerra cecena negli anni Duemila e del riuscito intervento russo del 2015 contro le milizie jihadiste in Siria. Surovikin è noto anche per il basso numero di perdite che subiscono solitamente le sue truppe.
Dall’Occidente, è stato dipinto come “esempio di corruzione e crudeltà”. Il giornale russo indipendente Novaya Gazeta ha raccontato che nel 1991, Surovikin guidò personalmente una colonna di veicoli blindati che schiacciarono alcuni manifestanti. Questo gli costò l’arresto e sette mesi nel centro di detenzione preventiva di Matrosskaya Tishina. Ne uscì con una promozione.
Nel 1995 fu condannato a un anno di libertà vigilata per traffico di armi e munizioni. Anche in questo caso, ne uscì indenne con il completo ritiro delle accuse e la piena riabilitazione al servizio. Diverse stellette sono oggi appuntate sul petto del generale. Surovikin si trova oggi piacevolmente a capo della guerra più inutile della storia, di un’inutilità dovuta al totale anacronismo e all’infondatezza dei moventi.
Ripreso spesso nel bel mezzo di un ghigno beffardo, dipendente dall’odore del sangue e della morte, pare l’emblema di una violenza narcisistica ed esaltata, smisuratamente rabbiosa e incurante delle vite civili. Pare, perciò, l’uomo perfetto per Putin, che continua ad accarezzarsi il mento e a battere forte il pugno sul tavolo.