Arriva la seconda sentenza sui crimini di guerra. I soldati di Putin si erano già dichiarati «colpevoli e pentiti»
Arrivata la seconda sentenza per crimini di guerra dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina. Al centro della vicenda Alexander Bobykin e Alexander Ivanov, due militari russi che, a distanza di quasi due settimane dall’inizio del processo, sono stati condannati a undici anni e mezzo di reclusione per aver lanciato missili sui villaggi nella regione di Kharkiv. Rispetto alle accuse, si erano già dichiarati “colpevoli e pentiti”.
I due sono comparsi nell’aula di un tribunale nella regione di Poltava, dove sono stati accusati di “violazione delle leggi e delle consuetudini di guerra”. La condanna sfiora di poco la pena massima richiesta dalla procura, che ammonta a 12 anni.
Entrati in azione il primo giorno di invasione dell’Ucraina
Secondo la ricostruzione, Bobykin e Ivanov sarebbero entrati in azione durante il primo giorno dell’invasione, il 24 febbraio, nella regione di Kharkiv. Artigliere di un veicolo da combattimento il primo e autista-caricatore del sistema di tiro il secondo, da cui sarebbe partito il raid, per la difesa avrebbero agito sotto costrizione. Non dei volenterosi carnefici di Putin, quindi, quanto più dei soldati che avrebbero solo obbedito agli ordini. La Corte però non ha ritenuto ci fossero prove per evitare una sentenza penale. Il raid contro la regione ha infatti distrutto una scuola, pur senza fare vittime.
Trecento i crimini di guerra russi commessi ogni giorno in Ucraina
La sentenza arriva pochi giorni dopo quella emessa dal tribunale di Kiev contro il soldato russo Vadim Shishimarin, all’ergastolo per aver ucciso un civile disarmato.
Migliaia di altri casi sono già stati individuati, al punto che la Corte Penale Internazionale ha deciso di aprire un ufficio a Kiev. La procuratrice generale ucraina, Iryna Venediktova, parla di più di 600 sospetti crimini di guerra e di oltre 200-300 ogni giorno in Ucraina.
Per ottanta tra politici, agenti di propaganda e alte sfere militari è già iniziato l’iter processuale. Che questa giustizia proceda a lunghe falcate appare doveroso e necessario tanto più perché l’unica possibile per un decorso civile quando della civiltà non sembra rimanere traccia.