La giornata di ieri in Bolivia è definitivamente entrata nella storia, grazie all’azione del generale dell’esercito Juan Jose Zuniga che ha organizzato e messo in atto un colpo di Stato della durata di sole tre ore. Intorno alle 16 una serie di plotoni dell’esercito hanno invasole strade di La Paz, con l’obiettivo di raggiungere il palazzo presidenziale e spodestare il presidente Luis Arce.
I militari hanno agito con diversi carri armati che, giunti in Plaza Murrillo dove si trovano la Presidenza e il Congresso boliviano, hanno scatenato il caso. Con uno dei mezzi pesanti, le truppe di Zuniga hanno tentato di sfondare le porte metalliche della Presidenza, così da poter entrare. Il piano del generale è però fallito miseramente, a causa delle controazioni del presidente Arce, che in poco tempo ha spodestato Zuniga dalla sua posizione ed ha eletto nuovi capi dell’esercito che in poco tempo sono riusciti a prendere in mano la situazione.
L’esercito ha quindi abbandonato Zuniga e seguito i nuovi leader, impedendo di fatto la riuscita del colpo di Stato. Il generale spodestato è stato quindi arrestato e fatto salire su un’auto della polizia che lo ha trasportato nella caserma più vicina per poterlo interrogare. “Nessuno può toglierci la democrazia che abbiamo conquistato” ha dichiarato il presidente Arce dal balcone del palazzo governativo, soddisfatto del fallito golpe e della vittoria della sua presidenza.
Bolivia, cosa sappiamo del golpe avvenuto ieri
Sembrerebbe che il generale Zuniga, una volta giunto in caserma, abbia dichiarato che quello messo in atto fosse un falso colpo di Stato, messo in piedi dallo stesso presidente Arce per rafforzare la sua posizione in vista delle elezioni che si svolgeranno l’anno prossimo. Questa è un’ipotesi a cui però nel Paese non è stata data particolare importanza. Sembrerebbe, invece, che il fallito golpe si inserisca in un quadro più grande di instabilità politica.
La Bolivia è una Nazione che affronta quotidianamente problematiche complesse, aggravate dalla presenza di una classe politica a tratti non ritenuta adatta. In particolare, il Movimento verso il Socialismo (Mas), partito al governo del Paese col presidente Arce, al suo interno è diviso in due correnti: coloro che sostengono l’attuale presidente e coloro che invece sperano nel ritorno di Evo Morales, predecessore e mentore di Arce.
Morales è però un uomo e un politico che avrebbe perso il sostegno della popolazione dopo che ha forzato la Costituzione boliviana per tentare di ottenere un quarto mandato. Spodestato da Arce, Morales è stato costretto ad abbandonare la vita pubblica per poi tornarvi nel 2020 e tentare in qualche modo di riavvicinarsi agli scranni del potere. Le prossime elezioni sarebbero il suo obiettivo e proprio questa sua volontà avrebbe convinto Zuniga ad intervenire e mettere in atto il colpo di Stato.
“Le forze armate intendono ristrutturare la democrazia, per renderla una vera democrazia e non una gestita dalle stesse poche persone per 30, 40 anni” aveva infatti affermato lo stesso Zuniga durante le sollevazioni in piazza. Il popolo non ha però risposto, convinto dal discorso dello stesso Arce che in televisione aveva esortato i boliviani a “organizzarsi e mobilitarsi contro il colpo di stato a favore della democrazia“.
La reazione degli Stati esteri al golpe boliviano
“Sono un amante della democrazia e voglio che prevalga in tutta l’America Latina. Condanniamo qualsiasi forma di colpo di stato in Bolivia” così il presidente brasiliano Luiz Inacio Lula da Silva ha commentato su X gli avvenimenti di ieri in Bolivia. Un’esortazione alla calma e al ritorno all’ordine, a cui si sono allineati anche gli altri leader dell’America latina, quali di Cile, Ecuador, Perù, Messico, Colombia e Venezuela.
Anche il primo ministro spagnolo Pedro Sanchez ha invitato la Bolivia al “rispetto della democrazia e dello stato di diritto” su X, mentre l’Organizzazione degli Stati Americani (Osa) ha affermato che la comunità internazionale “non tollererà alcuna forma di violazione del legittimo ordine costituzionale in Bolivia“. Fonti vicine al Congresso degli Stati Uniti hanno confermato che il presidente Usa Joe Biden ha seguito da vicino gli sviluppo della questione boliviana e che avrebbe invitato “alla calma” le due parti in gioco.