Donald Trump e Joe Biden hanno dato spettacolo ieri sera in Georgia, durante il primo testa a testa di questa campagna elettorale. Insulti, battutine, accuse e pochi fatti sono gli elementi che hanno caratterizzato il dibattito durato circa un’ora e mezza. Il grande protagonista di questo evento, però, è stato l’annebbiamento mentale di Joe Biden. Trump, più giovane di soli tre anni, s si è mostrato scattante, arguto e sempre pronto a ribattere, mentre il presidente in carica ha fatto fatica a tenere il passo, a far sentire la sua voce, indebolita da un raffreddore, e a rispondere a tono alle accuse di Trump.
Inflazione, immigrazione, posti di lavoro, Ucraina e Israele sono stati questi i temi principali del dibattito, anche se a rimanere impresse nelle menti degli elettori è più probabile che siano stati gli scambi di accuse e gli insulti gratuiti che i due candidati si sono scambiati. Non è bastata la mancanza del gobbo e del pubblico a frenare gli animi dei due leader e, forse, solo l’impossibilità di usare il microfono mentre l’avversario parlava ha evitato che il testa a testa si trasformasse in uno scenario indecoroso, come avvenuto nel 2020.
Leggi Anche
Chi ha avuto la possibilità di assistere in diretta allo scontro, si è trovato davanti a due presidenti degli Stati Uniti che invece di portare avanti fatti, dati e successi ottenuti durante i loro mandati, hanno deciso di accusarsi sul piano personale, di svilirsi e di insultarsi. Nel dibattito Donald Trump sembrerebbe aver avuto la meglio, soprattutto a causa del demerito di Biden, eppure sembra inevitabile pensare che la vera grande sconfitta di questo scontro sia l’America stessa.
I temi del testa a testa tra Trump e Biden
I due avversari avrebbero evitato qualsiasi contatto fisico durante il dibattito. Nessuna stretta di mano iniziale e il totale disinteresse nei confronti l’uno dell’altro durante gli spazi pubblicitari. Biden ha dato inizio allo scontro, sostenendo di aver cercato di risanare l’America dopo i disastri combinati da Trump sia a livello economico che lavorativo, mentre l’imprenditore ha ribattuto che la sua presidenza ha avuto ingenti difficoltà a causa dell’emergenza del Covid-19.
Trump è partito subito con gli insulti, cercando anche di evitare domande scomode su dati fattuali, mentre Biden ha arrancato, visibilmente affaticato e stanco. Solo nella seconda parte dello scontro, il democratico è riuscito a tirare fuori un po’ di verve ed a rispondere a tono al suo avversario. Da quel momento le accuse e gli insulti gratuiti non sono mancati. Trump ha negato di voler negare l’accesso alla pillola abortiva e Biden ha negato che nel Paese sia presente un problema legato all’immigrazione.
Sulla guerra in Ucraina, Biden ha evitato di rispondere e su quella in Medio Oriente ha dichiarato che Israele “deve finire il lavoro“. Trump ha sostenuto che l’invasione russa è figlia del ritiro delle truppe Usa dall’Afghanistan e che con lui al potere Zelensky non otterrebbe più finanziamenti mentre la guerra in Palestina non si sarebbe mai verificata. Incalzato sulla possibilità di non riconoscere neanche il risultato di queste elezioni, il tycoon ha sostenuto che lo farà ma solo se saranno “libere e legittime“.
La preoccupazione dei democratici
“L’inizio è stato un po’ lento, dobbiamo ammetterlo, ma la fine è stata forte” così Kamala Harris, vicepresidente di Joe Biden, ha cercato di calmare gli animi dei democratici che si sono trovati davanti alla certezza che questo scontro non ha fatto altro che indebolire la loro fazione. Se i video di questi mesi, in cui Biden sembra un anziano in difficoltà, sono stati etichettati come un tentativo dei repubblicani di boicottare la sua candidatura, sul testa a testa i democratici non possono trovare scuse.
Lo scontro è stato ad armi pari e Joe Biden era stato preparato a dovere grazie al ritiro durato una settimana al Camp David. Biden non ha mostrato lucidità mentale e Trump ha sfruttato questa debolezza a suo favore. L’imprenditore Usa ha sfidato Biden a sottoporsi a un test cognitivo e il presidente in carica non si sarebbe tirato indietro. Ora però sono i democratici a tremare, insieme alla voce del loro leader.
Sembrerebbe che ci sia un certo fermento nelle fila del partito e che si stia seriamente prendendo in considerazione l’ipotesi di sostituire il candidato, a soli cinque mesi dal voto. “Siamo fottuti” avrebbe bisbigliato qualcuno vedendo l’evidente difficoltà di Biden ed ora il futuro dei democratici sembra ancora più incerto, mentre Trump festeggia il suo successo.
© Riproduzione riservata