Papa Leone XIV è stato eletto da meno di 24 ore e negli Stati Uniti sono già in fermento con le critiche. Per quanto possa rendere orgogliosi gli statunitensi per l’essere di Chicago, il Pontefice si è ritrovato anche al centro di discussione degli stessi, nonostante la grande euforia del Presidente statunitense. Primo fra questi, Steve Bannon, il contestabile ex capo stratega di Donald Trump nel corso del suo primo mandato alla Casa Bianca.
Bannon, noto per le sue affermazioni provocatorie e gli atteggiamenti ambigui che lo scorso luglio gli sono costati addirittura una condanna in via definitiva per oltraggio al Congresso, ha palesato il proprio parere sul neo Pontefice senza troppi giri di parole, contestando il fatto che la scelta sarebbe ricaduta sul cardinale Robert Prevost perché “spinta da poteri forti“.
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Intanto, però, arriva la smentita di due porporati americani di segno opposto, uno conservatore e uno riformista, che hanno tenuto a precisare che Leone XIV non è stato eletto per fare da “contrappeso” al Presidente Trump.
“Non credo che il fatto che il cardinale Prevost venga dagli Stati Uniti abbia avuto molto peso – ha puntualizzato il cardinale di New York, Timothy Dolan, vicino al presidente Trump, che si era fermato a parlare con lui a San Pietroa margine della celebrazione delle esequie di papa Francesco – E non dovrebbe spaventarci il fatto che guardiamo a papa Leone come a un costruttore di ponti“, specificando che è questo il significato della parola latina ‘pontefice”.
“Vorrà costruire ponti con Trump?” Penso di sì, ma vorrebbe costruire ponti con i leader di ogni nazione“, ha delineato il porporato Dolan spiegando come non creda affatto che i “miei fratelli cardinali abbiano pensato a lui come a un contrappeso per qualcuno“.
Speculare è il commento del cardinale di Washington, Wilton Daniel Gregory, uno dei maggiori rappresentanti dell’ala progressista e per questo considerato anti-Trump, che ha tenuto a chiarire come il Conclave non rappresenti “la continuazione di un’elezione politica americana“, quello che c’è alla base “è il desiderio di rafforzare la fede cristiana nel popolo di Dio“.
Tornando a parlare delle origini di Prevost, il cardinale Dolan ha ribadito che “il fatto che sia nato negli Stati Uniti provoca un senso di orgoglio e gratitudine“, ma Leone XIV “è un cittadino del mondo“, essendo lui anche peruviano, “è un padre della Chiesa universale, da dove viene è secondario“.
Le critiche di Bannon
Secondo quanto riportato dalla piattaforma internazionale di politica, Politico, ritenendo che la decisione sia la “peggiore per i cattolici Maga“, ovvero per i fedeli sostenitori del “Make America Great Again“, l’ex collaboratore trumpiano ha spiegato che si tratterebbe di un “voto anti-Trump da parte dei globalisti della Curia“. Tra le altre cose, in un’intervista rilasciata all’anchorman britannico Piers Morgan, Bannon aveva previsto, una settimana fa, l’elezione del porporato Prevost, indicandolo come un “dark horse“, un outsider spinto proprio da coloro che il movimento Mega definisce nei cosiddetti “Deep State” e “Deep Church”.
L’ex consigliere di Trump, in realtà, non è stato l’unico ad esprimersi sull’elezione di Prevost. Infatti, anche un altro noto personaggio al quanto discutibile, l’influencer cospirazionista di estrema destra Laura Loomer, molto ascoltata dal Presidente a stelle e strisce, ha criticato la decisione presa dai cardinali elettori.
Definendo Leone XIV come un “marxista convinto come Papa Francesco“, Loomer si è detta convinta che Prevost sia anche un “anti-Trump, anti-Magam a favore delle frontiere aperte“. A detta dell’influencer quindi “i cattolici non hanno nulla di buono da aspettarsi“.
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