Il premio Nobel per la pace Muhammad Yunus guiderà un governo ad interim in Bangladesh, come richiesto dalla popolazione. Dopo un mese di proteste il Paese deve ora trovare un accordo per cercare di superare la crisi. Lo stesso presidente Mohammed Shahabuddin ha chiesto aiuto alla popolazione per porre fine alle proteste e dare vita ad un governo “al più presto possibile“. Yunus si è immediatamente reso disponibile per l’incarico, sostenendo di essere pronto a ricoprirlo “per il mio Paese e per il coraggio del mio popolo“.
Il partito nazionalista del Bangladesh ha chiesto che venisse sciolto il Parlamento, richiesta accolta dal Presidente della Nazione, ed entro tre mesi il Paese si dovrà recare alle urne per costituire un nuovo governo. Yunus sarà quindi una figura fondamentale per la transizione e non è chiaro se si candiderà ufficialmente alle elezioni. Il premio Nobel si trova attualmente in Europa poiché non ben voluto dal governo di Hasina nel suo stesso Paese. L’ex primo ministro, infatti, lo ha più volte accusato di “succhiare il sangue” dei poveri.
Bangladesh, il primo ministro Hasina dà le dimissioni e fugge in India
Due giorni fa il primo ministro del Bangladesh, Sheikh Hasina si è dimessa, a seguito delle proteste incessanti che continuavano a scuotere il Paese. La premier avrebbe abbandonato il Palazzo presidenziale di Dacca in elicottero verso una meta non precisata. Sembrerebbe che la donna abbia cercato rifugio in India e che ora si trovi a New Delhi. Non è chiaro però se questa sia la sua meta definitiva o se la sua intenzione sia quella di raggiungere Londra.
Il governo britannico avrebbe però intenzione di chiedere all’Onu l’apertura di un’indagine sui “livelli di violenza senza precedenti” in Bangladesh. Ciò potrebbe quindi far desistere l’ex primo ministro.
Bangladesh, 10mila persone arrestate nelle proteste
In Bangladesh le proteste degli studenti e della popolazione in generale contro il governo di Sheikh Hasina hanno continuato per quasi un mese senza sosta e con esse proseguono gli scontri e con le forze dell’ordine, armate e pronte ad uccidere se necessario. Ieri sono morte 109 persone nel corso delle proteste. Un numero altissimo di vittime che ha lasciato sconvolto il Paese, convincendo anche il primo ministro a dimettersi e lasciare la Nazione.
La popolazione civile, però, non vuole abbandonare i propri propositi, che di giorno in giorno si modificano ed assumono sfumature diverse. Le riunioni dei leader della protesta sono necessarie a valutare se il movimento ha intenzione di chiedere una serie di processi per le uccisioni, i saccheggi, i rapimenti e le violenze che stanno avendo luogo nel corso delle repressioni delle proteste.
Inoltre, dall’inizio delle proteste, circa tre settimane fa, sono state 10mila le persone arrestate su un totale di 170 milioni di abitanti. L’insofferenza della popolazione, costretta a vivere nell’incertezza economica, si è ora scaricata contro il governo e contro alcune delle sue riforme e in poco tempo una movimentazione sociale ha assunto un aspro carattere politico. La protesta riprenderà oggi, e la capitale Dacca è già presidiata da soldati e poliziotti che controllano le strade. L’accesso alle vie che portano all’ufficio del primo ministro Sheikh Hasina era regolato da blocchi stradali e barricate, ma neanche questi sono bastati a fermare la furia della popolazione.
Cosa sta succedendo in Bangladesh?
Da circa 20 giorni in Bangladesh sono in corso alcune proteste contro il sistema di assegnazione degli impieghi nel settore pubblico. La premier Sheikh Hasina, in carica da circa 15 anni, avrebbe infatti riformato il sistema, riservando il 30% dei posti ai parenti dei veterani della guerra che portò nel 1971 all’indipendenza del Bangladesh dal Pakistan. In poco tempo, le rivolte hanno assunto un carattere generale ed hanno coinvolto il resto della popolazione, convincendo il governo ad adottare la linea dura per reprimere i sollevamenti.
Sono circa 27mila i soldati presenti sul territorio, il cui compito è quello di riportare la pace, pur utilizzando metodi duri. Nel Paese è presente un coprifuoco che vieta ai cittadini di lasciare le loro abitazioni tra le 17 e le 10 del mattino e vi sarebbero anche alcune difficoltà con la rete internet. Gli scontri tra cittadini e forze dell’ordine si sono trasformati in un bagno di sangue, ma i manifestanti non hanno intenzione di far cadere le loro richieste.
Nonostante da parte del governo vi sia stata un’apertura, con la diminuzione della percentuale delle quote per i parenti dei veterani, gli studenti hanno proseguito con le proteste ed hanno iniziato a perseguire un obiettivo diverso: le dimissioni della premier Sheikh Hasani. I prossimi giorni, dunque, sono considerati cruciali per le proteste e per il destino della premier Hasina.
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