L’intervento del premier alla vigilia del Consiglio europeo che durerà due giorni. Tra gli argomenti sul tavolo: la guerra, il sostegno dell’Ue a Kiev e le domande dei paesi che vogliono entrare nell’Unione
Parole chiare quelle del presidente del Consiglio Mario Draghi durante la replica alla Camera di oggi sulla questione della guerra in Ucraina. Ieri pomeriggio il premier ha, infatti, parlato al Senato in vista del Consiglio europeo di domani che durerà due giorni.
Draghi utilizza uno schema tanto semplice quanto chiaro per comprendere la situazione in Ucraina distinguendo prima di tutto il paese invaso, appunto l’Ucraina, dal paese invasore che è la Russia. Quando facciamo ragionamenti sull’invio delle armi o meno, può essere utile utilizzare tale schema per cercare di scindere l’invio delle armi per alimentare una guerra oppure l’invio delle stesse per permettere ad un paese la legittima difesa. Sul tema della tragedia umanitaria che come ha ricordato: «Sta per abbattersi su coloro che hanno meno di tutti al mondo- non dobbiamo colpevolizzare le sanzioni o l’Europa- la colpa è della Russia che ha dichiarato guerra all’Ucraina» puntualizza Draghi tranquillizzando sul nostro operato.
L’Ucraina deve difendersi, l’invio delle armi serve a questo
Argomentazioni semplici ma non semplicistiche, quelle utilizzate dal presidente del Consiglio anche per rimarcare sul tema oggetto dell’aspro dibattito degli ultimi giorni, l’invio di nuove armi a Kiev, che ha creato scompiglio anche all’interno della maggioranza, soprattutto nel M5s con l’uscita del ministro degli Esteri Di Maio. Draghi replica la sua posizione in maniera molto chiara riassumendo due posizioni contrastanti: «C’è una fondamentale differenza fra due punti di vista. Uno è quello mio: L’Ucraina si deve difendere, le sanzioni e l’invio di armi servono a questo. L’altro punto di vista è diverso: l’Ucraina non si deve difendere, non dobbiamo mandare sanzioni e armi, perché la Russia è troppo forte, lasciamo che l’Ucraina si sottometta».
Il punto di vista condiviso da Draghi serve per permettere al paese invaso di avere perlomeno la possibilità materiale di difendersi dalle aggressioni e prepotenze del paese confinante. Non per questo, chi condivide tale prospettiva non auspica che la guerra finisca presto. Rivolgendosi alla Camera ha ricordato: «L’Italia e io cerchiamo la pace, fin dall’inizio. Ma oggi una parte sta continuando la guerra e cercando posizioni di vantaggio all’interno dell’Ucraina per parlare poi di pace- questo non è giusto, l’Ucraina deve permettersi di poter dire- no, scusate siete voi venuti a casa mia. Prima di tutto ve ne dovete andare poi parleremo di pace».
La richiesta di Zelensky sulle armi
Il discorso di Draghi si sposa bene con la richiesta incessante del presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelensky che dall’inizio del conflitto chiede all’Occidente ‘più armi’. L’unico modo che ha l’Ucraina per difendersi è quello di rispondere al fuoco nemico con altrettanta artiglieria. Più volte il presidente ucraino ha dichiarato di volersi sedere al tavolo della pace solamente se e quando la Russia lascerà le città e i villaggi ad oggi occupati. Il presidente ha, inoltre, sempre tranquillizzato il suo popolo sul fatto che la bandiera ucraina tornerà a regnare su tutto il territorio di Kiev anche su quello ad oggi sotto il controllo russo. Posizione opposta a quella di Zelensky, è quella del presidente della Russia Vladimir Putin che al contrario dichiara non solo che i confini dell’Ucraina che vi erano prima del 24 febbraio oggi non esistono più ma, anche, che la Russia non si fermerà finché non porterà a termine ‘l’operazione speciale’ iniziata ormai quasi 4 mesi fa.
La guerra, sarà oggetto di discussione domani e dopodomani al Consiglio europeo dove i leader si confronteranno sul sostegno economico, militare, politico e umanitario dell’Ue all’Ucraina. Sul tavolo di Bruxelles anche le domande di adesione all’Unione di Ucraina, Moldavia e Georgia.