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Antonio Costa, l’Europa e la pace di Sharm el-Sheikh

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L’Europa torna nel deserto. E lo fa con la voce di Antonio Costa, che domani rappresenterà l’Unione al vertice di Sharm el-Sheikh, convocato dal presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi insieme al presidente americano Donald Trump per la firma della tregua tra Israele e Hamas.

Dopo mesi di silenzio e divisioni, il presidente del Consiglio europeo incarna l’ambizione di restituire a Bruxelles un ruolo nella diplomazia della pace. “Questo piano offre una reale opportunità per costruire una pace giusta e duratura”, ha dichiarato il suo portavoce. Il viaggio al Cairo ha costretto Costa a rinviare una visita a Dublino e un incontro con il premier Micheál Martin, segno della priorità che la nuova presidenza del Consiglio europeo attribuisce alla crisi mediorientale.

Il ritorno dell’Europa nel Mediterraneo

La missione di Sharm el-Sheikh arriva in un momento delicato per la politica estera europea. Dopo l’invasione russa dell’Ucraina e la crisi energetica che ne è seguita, Bruxelles ha cercato di ridefinire la propria presenza nel Mediterraneo, tradizionale crocevia di interessi e instabilità. L’Egitto di al-Sisi, interlocutore spesso controverso ma centrale per la sicurezza regionale, torna così a essere un passaggio obbligato per la diplomazia europea. La scelta di Costa di accettare l’invito congiunto di Washington e Il Cairo segnala la volontà di non lasciare spazio a un asse esclusivamente americano-arabo nella gestione della tregua.

Per Bruxelles, la partecipazione di Costa rappresenta anche un tentativo di ridefinire il ruolo del Consiglio europeo in materia di politica estera, dopo anni in cui la scena era occupata quasi interamente dalla Commissione e dalle cancellerie nazionali. La scelta di affidare al presidente del Consiglio il compito di incarnare la posizione comune risponde a un’esigenza di equilibrio interno: da un lato evitare che le grandi capitali (Parigi e Berlino in primis) monopolizzino la diplomazia europea, dall’altro, garantire che la voce dell’Ue resti distinta, ma non contrapposta, a quella degli Stati Uniti. È un esperimento di unità più che un gesto simbolico, in un momento in cui la frammentazione interna rischia di minare la credibilità europea sul piano globale.

La partecipazione di Costa, confermata da un portavoce a Bruxelles, segna un passaggio politico di rilievo: non solo un gesto di rappresentanza, ma un segnale di continuità con la linea che il leader portoghese ha teorizzato nei suoi primi mesi a Bruxelles, una “diplomazia dell’utilità, pragmatica e coerente con i valori europei. Fino a oggi, l’unica rappresentante formalmente invitata al vertice era stata l’Alto rappresentante Kaja Kallas, che non potrà essere presente.

La linea dell’avvocato portoghese si distingue per un tratto quasi silenzioso, lontano tanto dall’enfasi morale di Ursula von der Leyen quanto dalla rigidità geopolitica dei Paesi dell’Est. Ex premier abituato ai compromessi, Costa punta su un approccio di “gestione condivisa” dei conflitti: più negoziato, meno dichiarazioni. È una strategia che piace a chi, dentro l’Ue, teme la deriva muscolare e cerca di restituire alla politica estera europea il suo carattere di mediazione, fondato sulla legalità e sul multilateralismo. Non è una visione carismatica, ma una scommessa sulla continuità e sulla competenza, due qualità che, in tempi di crisi, possono pesare più della retorica.

La dottrina Costa

In una recente intervista a Le Grand Continent, Costa aveva delineato la sua visione di un’Europa “utile e leggibile”, capace di parlare la lingua della responsabilità. Non un’Europa moralista, ma una potenza negoziale, consapevole che la pace, soprattutto in Medio Oriente, si costruisce anche attraverso la presenza e la pazienza.

La sua partecipazione al vertice di Sharm el-Sheikh è la prima prova sul campo di quella dottrina: un’Europa che non rinuncia ai propri principi, ma sceglie di agire.
Domani, nel deserto egiziano, Costa proverà a dare sostanza alla parola che l’Europa più spesso pronuncia e meno spesso esercita: pace.

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