Aborto, Usa annulla la sentenza che lo rende legale

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La decisione della Corte Suprema di sopprimere la storica “Roe v Wade” consente a più di metà degli stati a stelle e strisce di vietare l’interruzione di gravidanza. Il Missouri annuncia: «Saremo i primi a vietarlo» 

La Corte Suprema degli Stati Uniti annulla la storica sentenza Roe v Wade che dal 1973 garantisce alle donne il diritto di interrompere la gravidanza a livello federale. La decisione era già stata anticipata a maggio da parte dell’organo costituzionale formato da una larga maggioranza conservatrice. 

«La Costituzione non garantisce diritto all’aborto. L’autorità di regolare l’aborto torna al popolo e ai rappresentanti eletti», si legge nelle carte giuridiche. Ciò significa che ogni singolo Stato può decidere se autorizzare o vietare l’interruzione di gravidanza. 

«La Roe è stata sbagliata in modo eclatante sin dall’inizio. La sua argomentazione era eccezionalmente debole, ed ha avuto dannose conseguenze. Piuttosto che portare a un accordo nazionale sulla questione ha infiammato il dibattito e aumentato le divisioni», si legge ancora nella nota del giudice Samuel Alito, il quale riporta le opinioni della maggioranza. 

La Roe v Wade era una sentenza cardine del liberalismo statunitense: rendeva possibile l’interruzione di gravidanza fino a 24 settimane di gestazione. Con la sua abrogazione, i sei giudici confermano la legge del Missouri che vieta l’aborto dopo le prime 15 settimane. 

Sono oltre 20 gli Stati a maggioranza repubblicana del Sud e Mid West che hanno approvato leggi restrittive o veri e propri divieti. La decisione della Corte Suprema legittimerà, di fatto, i diversi ordinamenti giudiziari. Sulla vicenda è intervenuto anche l’ex presidente Obama: «Oggi la Corte Suprema non solo ha annullato quasi 50 anni di storia, ma ha relegato la decisione più intensamente personale che qualcuno può prendere ai capricci di politici e ideologi attaccando le libertà essenziali di milioni di americani».

Cosa succede da oggi in America

Con l’annullamento della Roe v Wade più di metà dei cinquanta Stati americani potranno vietare il ricorso all’interruzione volontaria di gravidanza. La sentenza decisa oggi dalla Corte Suprema segna una tappa spartiacque nella storia Usa, dal momento che il ricorso alle decisioni del maggior organo giuridico statunitense arrivava per un ampliamento dei diritti. 

L’abrogazione del diritto all’aborto a livello federale implica che ogni Stato possa decidere la propria via da seguire, col rischio di incentivare pratiche illegali, molto più rischiose. 

Questo non significa certo che l’interruzione di gravidanza sia vietata totalmente, ma una stretta su questo punto di vista verrà dal Congresso: se nelle prossime elezioni dei metà mandato verranno confermate sia alla Camera che al Senato le maggioranze antiabortiste, è molto probabile che possa essere presentato un disegno di legge federale. 

L’approvazione di una legge richiede la maggioranza dei due rami parlamentari, più la firma conclusiva del presidente. Joe Biden, tuttavia, si è sempre dichiarato a favore dei diritti delle donne e contro il divieto di aborto. 

I repubblicani conservatori dovrebbero cercare il supporto di altri 8 membri più caldeggiare il voto degli indecisi. Statisticamente, gli Stati Uniti diventano la quarta Nazione al mondo a vietare l’interruzione di gravidanza dopo la Polonia, Nicaragua e Salvador. 

Quali Paesi adotteranno i divieti

Sono già 26 gli Stati che sono pronti a raccogliere l’invito. Il Missouri annuncia attraverso l’avvocato generale, Eric Schmitt: «Questo è un giorno monumentale per la sacralità della vita. Il Missouri è il primo stato a mettere fine all’aborto». 

Anche la Luisiana ha una legge pronta per entrare subito in vigore, l’Idaho fra 30 giorni e il Michigan ne ha una che è ferma in tribunale. Molti sono gli Stati chiedono di stabilire come termine di scadenza per l’interruzione tempi troppo brevi, quando ancora la donna non sa di essere incinta. 

Il Texas, invece, ha la legge più restrittiva con divieti su più livelli: dalla costituzione di una “polizia di stato” per la denuncia delle donne gestanti e una sanzione per chiunque sia d’aiuto nell’operazione. 

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