Mentre si attende la prossima mossa dell’Iran riguardante la carcerazione della giornalista italiana, Cecilia Sala, nel carcere di Evin a Teheran, in Italia il caso dell’arresto dell’ingegnere Mohammad Abedini Najafabadi continua a tenere con il fiato sospeso. Dopo un colloquio con il suo legale, avvenuto il 3 gennaio, lo studioso è stato informato che l’udienza per la discussione della richiesta dei domiciliari da lui avanzata si svolgerà il prossimo 15 gennaio.
Abedini, infatti, è stato arrestato a Milano Malpensa, dopo che era giunto nel Paese con un volo dalla Turchia, perché ricercato dagli Usa, che ora pretendono l’estradizione. Abedini è accusato di aver cospirato trasportando parti elettroniche dagli Stati Uniti a Teheran per produrre droni e per aver aiutato il Corpo delle Guardie della rivoluzione, che secondo gli Usa sono un’organizzazione terroristica a tutti gli effetti.
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La Procura generale di Milano, guidata da Francesca Nanni, ha confermato oggi l’intenzione di mantenere al momento il proprio parere negativo sull’istanza della di domiciliari per Abedini, presentata dalla sua difesa. Per ora, infatti, non sono stati depositati nuovi atti che possano cambiare la posizione dell’ingegnere iraniano e soprattutto che possano diminuire il rischio di fuga del detenuto. Fino al 15 gennaio, però, il parere della Procura può essere modificato.
Nel fascicolo aperto su Abedini continuano, inoltre, a non apparire ipotesi di reato o indagati dalla Procura di Milano poiché si tratterebbe della prassi dei provvedimenti che prevedono l’estradizione. Quindi, la Procura non ha necessità di effettuare verifiche sui dispositivi sequestrati o accertamenti sulle modalità e i tempi dell’arresto.
Il colloquio di Abedini e le possibilità di rilascio
Nel corso dell’ultimo colloquio con il suo avvocato, Abedini ha per la prima volta parlato del caso di Cecilia Sala, sostenendo di voler pregare sia per se stesso che per lei. L’uomo ha poi ribadito le sue preoccupazioni per la salute della sua famiglia ed ha dichiarato di essere estraneo a tutti i fatti a lui contestati. Il prossimo 15 gennaio, dunque, l’udienza della Corte d’Appello di Milano potrà fare maggiore chiarezza sul caso del cittadino iraniano, che è quindi in attesa di scoprire se potrà attendere il processo a suo carico ai domiciliari.
Lo scorso 2 gennaio ed oggi, però, la Procura di Milano ha dato parere negativo, anche se non vincolante, alla possibilità di un cambio di pena per l’ingegnere. Il pericolo, infatti, è che possa riproporsi una situazione simile a quella del russo Arthem Uss. Anche quest’ultimo era infatti detenuto in Italia in attesa del parere sull’estradizione negli Usa ma, una volta a lui concessi i domiciliari è riuscito a fuggire. Proprio per evitare che accada nuovamente un fatto simile, gli Stati Uniti hanno inviato al nostro Paese una nota in cui è esplicata la pericolosità del soggetto e soprattutto le sue possibilità di fuga.
Intanto, l’Iran continua a chiedere la scarcerazione immediata del suo cittadino e al nostro Paese spetta il compito di comprendere in che modo gestire la situazione, per evitare la maggior parte dei danni collaterali. Nel caso in cui, il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, dovesse decidere di annullare la carcerazione, allora gli Usa potrebbero indispettirsi.
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