Arriva il via libera della Commissione europea alla proposta di acquisizione di Banco Bpm da parte di Unicredit. E così, dopo la decisione del Tar a favore di Andrea Orcel, l’antitrust dell’Unione europea approva l’operazione che, nel dettaglio, vede Unicredit impegnarsi a cedere 209 filiali che per l’Ue soddisferebbe le preoccupazioni relative al livello di concorrenza nel settore bancario italiano e parallelamente ha respinto la richiesta dell’Antitrust italiana di rinviare la fusione alla sua valutazione ai sensi della normativa italiana sulla concorrenza.
Nel comunicato della Commissione, si spiega che la banca guidata da Orcel opera in modo significativo in Italia, Germania e nell’Europa centrale e orientale, mentre Bpm opera principalmente in Italia, e l’indagine svolta dall’Unione avrebbe rivelato che “a livello locale, l’operazione proposta solleverebbe preoccupazioni in termini di concorrenza nei mercati dei depositi e dei prestiti, sia per i consumatori al dettaglio che per i servizi bancari alle pmi”. Quindi, una volta che saranno ceduti tutti gli sportelli indicati, l’operazione in questione non solleverà più la questione.
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Il timore sorgeva nel considerare che la “forte sovrapposizione orizzontale tra le attività e le filiali delle società in 181 aree locali“, secondo la Commissione, “le società potessero aver acquisito un eccessivo potere di mercato, con il potenziale aumento dei prezzi e una riduzione della concorrenza in tali aree“.
La decisione della Commissione arriva dopo che l’ad di Unicredit, partecipando all’evento Young Factor, progetto digitale di economic and financial literacy, ha osservato che “in questo momento l’Europa non è disposta a far fare operazioni nazionali perché Bbva in Spagna ha gli stessi problemi che abbiamo noi su Bpm in Italia e gli stessi problemi che abbiamo noi su Commerzbank in Germania“.
Orcel ha poi rimarcato che “non è una questione di paese trasfrontaliero” e che in un momento come questo “i governi hanno un punto di vista che molte volte diverge da quello di chi fa M&A“, ovvero le operazioni di fusioni e acquisizioni strategiche di due o più aziende. L’ad ha puntualizzato che “interpretarlo è importante, è una lezione per tutti“, ricordando che “a causa di questo processo noi siamo stati a bagno per nove mesi, Bbva è stata a bagno per un anno“.
La decisione presa dall’antitrust europea ha visto un’analisi dell’operazione lanciata da Unicredit sulla rivale, suddivisa in quattro filoni differenti. I primi due sarebbero l’analisi delle situazioni espresse oggi, riguardanti la competenza della procedura sulla concorrenza e la decisione vera e propria sotto il profilo della concorrenza. Gli altri due filoni, invece, per cui al momento non è stata fissata una scadenza, riguardano l’art.21 comma 4 del regolamento europeo sulle concentrazioni e la procedura Eu Pilot. In poche parole, sarebbero relative alla disciplina del Golden power adottata dall’Italia con leggi successive, l’ultima delle quali nel 2021 dal governo Draghi.
Nell’ambito dell’approvazione dell’operazione, la Commissione si è espressa circa la richiesta dell’autorità garante della concorrenza italiana (Agcm) di rinviare la concentrazione alla sua valutazione ai sensi della normativa italiana sulla concorrenza, rifiutandola. La nota diffusa dall’esecutivo Ue spiega come “l’articolo 9, paragrafo 3, del Regolamento sulle concentrazioni Ue consente alla Commissione di rinviare, in tutto o in parte, la valutazione di un caso a uno Stato membro, a condizione che gli effetti sulla concorrenza siano limitati ai mercati all’interno di tale Stato membro“.
In tal senso, la Commissione avrebbe concluso che non sussisterebbero motivi validi che “giustifichino il rinvio dell’operazione all’Italia“. Ritenendo, infatti, di essere “nella posizione ideale per trattare l’operazione, avendo sviluppato una significativa competenza nell’analisi dei mercati bancari“.
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