Studenti con l’ansia del futuro: il lavoro è precario o all’estero

Redazione
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L’81,1% degli studenti intervistati valuta il trasferimento all’estero: tutti i dati del sondaggio realizzato dall’Istituto Freud di Milano

Gli studenti delle scuole superiori sono seriamente preoccupati per il loro futuro post-diploma che sembra prospettarsi tutt’altro che roseo. Attualmente, appaiono solo due le possibili soluzioni: restare in Italia e rischiare di avere basse retribuzioni e un lavoro precario, oppure andare all’estero. È quanto emerge da un Focus realizzato dall’Istituto Freud di Milano basato su un sondaggio che ha coinvolto 950 studenti.

I numeri registrati dall’Istituto Freud di Milano

Solo il 41,5% degli studenti intervistati ritiene di poter trovare rapidamente un’occupazione dopo il diploma, ma anche se il 65,6% pensa che sarà adeguata al proprio titolo di studio e competenze ben il 62,9% crede che il compenso sarà basso. Emerge, inoltre, che il 72,7% si sente poco tutelato da leggi e contratti riguardo licenziamenti, precariato e salari bassi e il 96,3% considera necessario che il Governo intervenga con politiche ad hoc.

Se la parità di genere è vicina per il 43,4%, secondo il 90,6% non c’è valorizzazione meritocratica per i giovani e per il 71,7% non si intravedono prospettive professionali attraenti. Inoltre, per il 56,9% un contratto a tempo indeterminato è considerato un miraggio nei primi anni di occupazione. Anche per questi motivi l’81,1% valuta il trasferimento all’estero.

Nappo: il rischio è la fuga all’estero

“Un’insufficiente investimento e impiego nell’istruzione e nel post diploma implica la fuga in altri Paesi”, sottolinea Daniele Nappo, direttore del Freud. E ciò testimonia le tante problematiche per le ragazze e i ragazzi nel momento di ingresso nel mercato del lavoro.

Bisognerebbe sperimentare dei modelli incentivanti: non possiamo permettere che il sistema non sia capace di trattenere una perdita di capitale umano, c’è bisogno di un lavoro congiunto tra misure d’investimento e maggiore coinvolgimento dei soggetti interessati nella formazione” conclude il direttore Nappo, preoccupato sia per il futuro dei ragazzi in Italia, sia di una loro possibile fuga in massa all’estero.

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