L’analisi arriva dall’ufficio statistico Eurostat, che rileva come in tutta l’Unione vi sia un senso di disagio generalizzato
Che la pandemia da Covid avesse avuto gravi strascichi a livello psicologico sulla popolazione mondiale è un dato ormai tristemente noto. È l’ufficio statistico dell’Unione europea, Eurostat, a rendere chiaro l’impatto che le continue restrizioni e la ristretta vita sociale hanno comportato a livello comunitario nel 2021.
Secondo l’ente, più di un italiano su quattro – il 24,9% – dallo scorso anno è a rischio esclusione sociale o povertà. Il dato italiano è ancora provvisorio, ma Eurostat rileva uno scenario futuro pessimistico, con la percentuale di persone coinvolte in questo fenomeno sempre più ampia.
I fattori di rischio
L’indagine Eurostat si basa principalmente sull’indice di povertà della popolazione, ovvero chi possiede reddito al di sotto dei 10mila euro pro capite, inclusa di aiuti sociali forniti dai Paesi. Già dalla soglia italiana, si percepisce un quadro nettamente negativo rispetto al continente, dove la soglia è pari a oltre 13mila euro: in altre parole, in Italia i poveri sono ancora più poveri degli europei.
Altro fattore di rischio è la mancanza di elementi necessari per condurre una vita adeguata e dignitosa, sia a livello del singolo che del nucleo famigliare. Si tratta della possibilità di far fronte a spese impreviste, far fronte a pagamenti arretrati o mutui bancari, l’accesso ad Internet o il potersi permettere un abbigliamento non logoro.
Infine, un terzo ramo di valutazione è la residenza e il lavoro, sulla base annua dei mesi in cui ogni membro di una famiglia in età adulta ha percepito un salario.
Lo scenario europeo
L’Italia si colloca al di sotto di tutte le medie dell’Unione Europea. Nella totalità del continente sono circa 95,4 milioni le persone a rischio di povertà o di esclusione sociale, pari al 21,7%. Il trend anche qui si conferma essere negativo, ma con un peggioramento sicuramente più contenuto rispetto allo scenario del nostro Paese.
Tra i singoli Stati, peggio rispetto all’Italia si collocano Romania – con il tasso al 34% – seguita poi da Bulgaria, Grecia e Spagna. Nella top 3 delle Nazioni migliori si trovano la Repubblica Ceca, Slovenia e Finlandia.