Il timore del super dazio al 107% sulla pasta, che potrebbe essere dall’amministrazione Trump a partire dal 2026, inizia a far sentire il suo peso sulle aziende italiane. La Molisana, storico pastificio di Campobasso, ha dichiarato di essere pronta ad aprire uno stabilimento di produzione negli Stati Uniti. Ad annunciarlo è stato l’amministratore delegato dell’azienda, Giuseppe Ferro, il quale ha chiarito di voler “discutere con l’amministrazione americana, perché con dazi al 107% per noi non è possibile lavorare“.
L’Ad ha ricordato come l’export della Molisana, che porta i suoi prodotti in ben 120 Paesi, si concentra per il 10-11% proprio negli Usa. La speranza, al momento, è che vi sia un ripensamento da parte dell’amministrazione di Donald Trump. Ferro ha ricordato come in passato, nel corso delle procedure di dumping, La Molisana abbia ottenuto ‘zero’, quindi il meglio della correttezza, la seconda 1,6%. “Questa volta abbiamo ottenuto il 91%, ma non è stato fatto un calcolo, la procedura ha infatti detto, cosa non assolutamente vera, che non siamo stati collaborativi“, ha dichiarato.
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La questione, quindi, si concentra tutta intorno alla pratica economica del dumping. Questa prevede la vendita di un prodotto all’estero ad un prezzo inferiore rispetto a quello del mercato interno, al fine di eliminare la concorrenza e conquistare nuovi mercati. Si tratta di una pratica che è considerata sleale dal punto di vista della concorrenza.
La procedura Usa che potrebbe imporre un super dazio sulla pasta italiana
Lo scorso sabato è stata annunciata la possibilità che la guerra commerciale Usa si inasprisca nei confronti del settore del Made in Italy della produzione di pasta. Uno dei prodotti italiani più amati e acquistati in tutto il mondo potrebbe trovarsi di fronte ad estreme difficoltà, nel caso in cui Washington dovesse decidere di procedere realmente con un super dazio al 107%.
La scelta dell’amministrazione americana sarebbe figli di un’analisi del Dipartimento del Commercio, secondo cui La Molisana e Garofalo avrebbero dei margini di dumping medi piuttosto alti, ovvero pari al 91,74% ciascuna. I due gruppi sarebbero stati definiti “non collaborativi“, in quanto avrebbero fornito informazioni non complete o non conformi alle richieste del Dipartimento. Proprio per questo sarebbero stati bollati con un margine di dumping al 91,74%. Lo stesso margine è stato però applicato anche ad altre aziende italiane, tra queste marchi molto noti come Barilla, Sgambaro, Rummo.
Immediata la reazione del ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, il quale ha fatto sapere di star seguendo “con attenzione” questi dossier antidumping, in quanto rischiano di fare “scattare un meccanismo iper protezionista verso i nostri produttori di pasta, del quale non vediamo né la necessità né alcuna giustificazione“.
Pasta in pericolo, le reazioni
Già lo scorso sabato, l’Amministratore delegato di Filiera Italia, Luigi Scordamaglia, aveva definito “inaccettabile” la possibilità di un super dazio americano sulla pasta, in quanto si tratterebbe di una pratica “assolutamente ingiustificata” perché non basata su valori oggettivi. Oggi sul caso ha deciso di esprimersi Salvatore De Meo, eurodeputato di Forza Italia e membro della commissione Agricoltura, sottolineato come la misura Usa si a da ritenersi “dannosa“, in quanto “colpisce uno dei simboli del nostro Made in Italy“.
De Meo ha annunciato che il governo ha già attivato un’azione diplomatica finalizzata ad aprire un negoziato diplomatico con le autorità statunitensi per evitare che questo super dazio diventi realtà. “Difendere la pasta italiana significa difendere un’eccellenza riconosciuta in tutto il mondo“, ha spiegato l’eurodeputato.
Indignato anche il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, che ha esortato le autorità italiane ad agire al più presto per fermare questa pratica. “Una doccia gelata ingiusta“, ha definito il super dazio, chiarendo che il mercato statunitense è fondamentale per le produzioni italiane, in particolare quelle della pasta, in quanto si tratta di un prodotto estremamente apprezzato dai cittadini americani “proprio per la qualità e la bontà riconosciuta in tutto il mondo“.
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