L’Occidente e i suoi equilibri si stanno modificando e l’Italia e l’Europa devono comprendere se sono pronte ad adeguarsi al cambiamento o se scivoleranno verso un baratro di mancata considerazione e inadeguatezza. Il governatore di Banca d’Italia, Fabio Panetta, non vede altri esiti possibili nell’immediato futuro.
I dazi del presidente Usa, Donald Trump, sono il simbolo dei cambiamenti in atto a cui l’Europa deve saper rispondere consapevolmente. Produttività, industria, salari e costo dell’energia sono i quattro fattori chiave su cui Ue e Italia devono concentrarsi al fine di rimettere in moto il motore industriale del Vecchio continente e riportarlo ai vecchi fasti.
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A favore della posizione europea vi è il presunto indebolimento dell’economia americana. Panetta ha infatti messo in luce come l’attuale fase di incertezza scatenata dai dazi ha una differenza sostanziale con quelle che si sono verificate in passato. “I titoli pubblici statunitensi a lungo termine e il dollaro si sono deprezzati“, ha sottolineato il governatore di Bankitalia, chiarendo che questo elemento permette di sollevare interrogativi su quanto ancora la divisa americana possa rimanere la valuta di riserva e di denominazione degli scambi commerciali nel sistema monetario internazionale.
Panetta: “In Italia il risanamento dei conti pubblici è solo un punto di partenza”
Nel corso delle considerazioni finali in occasione della Relazione annuale di Bankitalia, Panetta ha ovviamente dedicato parte del suo intervento al caso italiano. Pur riconoscendo il percorso di risanamento dei conti iniziato dal governo, Panetta sottolinea come i passi in avanti da compiere siano ancora numerosi.
“Il debito resta elevato e, nei prossimi anni, la spesa sarà sottoposta a pressioni legate all’invecchiamento della popolazione, alle transizioni verde e digitale, al rafforzamento della capacità di difesa“, ha ricordato mettendo in luce che il percorso della nostra Nazione è ancoragli albori. L’Italia deve infatti continuare a lavorare per mantenere una politica di bilancio “prudente“, adottando anche riforme che siano in grado di garantire la crescita dell’economia.
Il nostra Paese, infatti, starebbe mostrando alcuni segni di “rinnovata vitalità economica“, che sono stati apprezzati dalle agenzie di rating, che hanno premiato i progressi compiuti dal Paese. Non sono però da trascurare i punti dolenti: i salari, che sono giunti a soglie inferiori al 2000, sono il “problema centrale” della produttività italiana. Secondo Panetta per garantire un aumento duraturo delle retribuzioni è indispensabile rilanciare la produttività e la crescita attraverso l’innovazione, l’accumulazione di capitale e un’azione pubblica incisiva.
Proprio su questo aspetto pesa l’invecchiamento della popolazione e la decisione dei giovani italiani di emigrare all’estero. Servono opportunità lavorative attrattive che fermino la fuga dei cervelli, da affiancare all’immigrazione regolare che garantisce lavoratori nei settori delle costruzioni e del turismo.
Fondamentale, poi, una politica di gestione dei prezzi dell’energia. Il numero 2 di Bankitalia ha definito quest’ultima una delle emergenze del nostro Paese, su cui è necessario intervenire ampliando il ricorso a fonti pulite, incentivando i contratti a lungo termine e rafforzando infrastrutture e reti di trasmissione.
L’incertezza dei dazi e le conseguenze in Italia
A pesare sulla situazione italiana vi è poi l’incertezza legata ai dazi. “La corsa ai dazi potrebbe sottrarre quasi un punto percentuale alla crescita mondiale nell’arco di un biennio, spingendo l’economia globale su una traiettoria pericolosa“, sottolinea Panetta. In questo senso, l’Ue non può permettersi di rimanere ferma, ma deve superare i particolarismi nazionali e trovare una soluzione comune che possa permettere di superare le difficoltà attuali.
Così, anche l’Italia potrà giovare dell’incisiva risposta comune che deve riguardare anche un programma unitario sulle spese per la difesa. “Le risorse comuni vanno destinate prioritariamente alla tecnologia e alla ricerca nel campo della difesa“, sottolinea il governatore di Banca d’Italia, che chiarisce come al contempo a livello nazionale gli investimenti per la crescita e la spesa sociale non devono essere penalizzati dallo sforzo per la sicurezza esterna.
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