Fra le cause scatenanti svetta la Brexit. L’ex negoziatore capo Ue: “I britannici hanno sottovalutato le conseguenze”
Il più grande sciopero da oltre dieci anni ha chiuso scuole e università e paralizzato la rete ferroviaria e i trasporti pubblici del Regno Unito. Mezzo milione di lavoratori si sono astenuti dal lavoro e decine di migliaia sono scesi in piazza in tutte le città della Gran Bretagna per protestare contro il rifiuto del governo di concedere aumenti di stipendio in linea con l’inflazione, attualmente al 10,5%.
I danni della Brexit
La crisi economica e il carovita hanno colpito il Regno Unito più duramente di altri Paesi. Secondo il Fondo monetario internazionale, quest’anno non solo sarà in recessione, ma registrerà la performance peggiore tra tutti i Paesi del G20, Russia compresa. Per molti economisti la causa scatenante della crisi è stata la Brexit. L’uscita dall’Unione europea ha creato incertezza, indebolito l’economia e penalizzato sia cittadini che imprese. “I britannici hanno sottovalutato le conseguenze della Brexit, mentre i politici si sono rifiutati di accettarle”, ha dichiarato a Londra Michel Barnier, ex negoziatore capo dell’Ue durante le lunghe trattative, “è stata una decisione solo negativa per tutti”. Barnier ha anche sottolineato come, mentre in Europa non si parla quasi più di Brexit, in Gran Bretagna sia ancora al centro dell’attenzione e sulle prime pagine dei giornali. I sondaggi indicano che la maggioranza degli interpellati ritiene che lasciare l’Ue sia stato un errore.
Sunak non abbandona la linea dura
Il Governo guidato da Rishi Sunak, sostenitore di Brexit della prima ora, insiste invece che le difficoltà economiche siano dovute alla pandemia e all’impatto della guerra in Ucraina. La lotta all’inflazione è la priorità e per questo il premier non intende abbandonare la linea dura contro i sindacati. In Parlamento Sunak ha criticato gli scioperi, dichiarando che “l’istruzione dei nostri figli è preziosa e gli studenti si meritano di essere in classe”. Gli insegnanti sono stati il gruppo più numeroso ad aderire allo sciopero, oltre 300mila, affiancati da docenti universitari, e sono stati i più presenti nelle proteste di piazza, urlando slogan e sventolando cartelli che chiedevano una “paga equa”. Anche centomila funzionari pubblici in 124 ministeri e dipartimenti hanno incrociato le braccia, così come ferrovieri e conducenti di autobus, mentre ancora una volta i militari sono stati cooptati per fare le veci delle guardie di frontiera in sciopero. La Confederazione dei sindacati, che ha organizzato gli scioperi e le proteste, ha minacciato di accelerare lo scontro con il Governo con nuove manifestazioni e astensioni dal lavoro in tutti i settori. La settimana prossima infermieri, addetti alle ambulanze e paramedici torneranno a scioperare per altre 48 ore.