Si sfiorano i 30 milioni di euro per le doti destinate al finanziamento dei partiti. Si avvalorano così per quest’anno le risorse che, tramite il 2xmille, entreranno nelle casse della politica. L’aumento del finanziamento pubblico ai partiti è stato possibile grazie ad un aggiustamento all’ultimo minuto del decreto fisco, che ha ricevuto il via libera con la fiducia al Senato mentre è passato in preferenziale alla Camera. Tra i temi scottanti che costituiscono la manovra, oltre al 2xmille, torna in auge quello degli aiuti alle scuole paritarie.
Il decreto ha confermato la fiducia posta dal Governo con 100 voti a favore, 46 contrari e un astenuto all’Aula del Senato. Si tratta di un decreto che racchiude in sé una serie di misure che spaziano dalla riapertura del concordato biennale per le partite Iva all’ampliamento dei beneficiari del Bonus Natale, fino al rinvio con rateizzazione dell’acconto per gli autonomi e alle risorse dedicate agli straordinari delle Forze armate e per l’investimento che punta a sostenere la trasformazione digitale delle imprese rappresentato dalla Transizione 4.0.
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Il 2xmille, dopo il via libera della commissione Bilancio, all’aumento delle risorse fino a tre milioni, quindi equivalente a 25,1 milioni, per quest’anno è stato incrementato con risorse aggiuntive fino a 4,691 milioni, arrivando così ad una dote destinata ai partiti pari a 29,79 milioni di euro.
La prossima settimana, la commissione Bilancio di Montecitorio troverà sul tavolo il decreto pronto da esaminare. In seguito, l’attenzione si sposterà interamente sulla legge di bilancio. Le votazioni dovrebbe essere fissate alla settimana del 9 dicembre da un ufficio di presidenza previsto per martedì prossimo. Una corsa contro il tempo, in quanto la conferenza dei capigruppo di Montecitorio ha fissato l’arrivo in Aula per il 13 dicembre. Siccome però i posticipi, i ritardi e gli imprevisti sono all’ordine del giorno, il Senato, che conosce i suoi polli, ha già preveduto sedute senza orario per la seconda lettura nei giorni che vanno dal 23 al 28 dicembre.
L’esame cui si sottoporrà il decreto, dovrebbe essere focalizzato su circa 250 proposte dei partiti che variano da temi come l’aumento delle pensioni minime alla web tax o dalle risorse al Ponte alla tassa sulle criptovalute. In questo papier multicolor non passa in sordina il voucher per le scuole paritarie destinato a coloro che possiedono un Isee sotto i 40mila euro.
Tale proposta torna in un elenco che circola tra i parlamentari, contenuta in due emendamenti presentati da Fratelli d’Italia e dal deputato Lorenzo Cesa. Ma le due proposte di modifica sembrerebbero non emergere come segnalate dai partiti. Un altro gran ritorno riguarda la proposta Dem di riserva esclusiva a giovani coppie, monogenitori, inquilini di case popolari e giovani under 36 all’accesso al Fondo garanzia, che dovrebbe in questo modo assicurare la certa destinazione delle risorse a chi ne ha vera necessità.
Torna, poi, al pettine il nodo dell’ulteriore taglio dell’Irpef per i ceti medi. Si punta al concordato per riuscire a scioglierlo, ma nel momento in cui non si avranno “le risposte come speriamo“, banalmente 2,5 miliardi sobri sobri, allora lo strumento di svolta non può essere la manovra. A tal proposito, il viceministro dell’Economia Maurizio Leo tranquillizza le acque assicurando che se non sarà possibile farlo quest’anno, “lo si potrà portare all’inizio del prossimo“.
In questo meraviglioso calderone, si aggiunge il dato politico uscito dal decreto fisco insieme alla crepa del centrodestra creatasi con il terremoto del voto discordante sul canone Rai. Una vicenda che era preferibile evitare, ma che stando al Governo non deve far preoccupare, anche se l’opposizione mette il dito nella piaga. Il Pd, infatti, descrive l’accaduto come “uno spartiacque” in una maggioranza del “do ut des“. Al contempo, il Movimento 5 Stelle sentenzia che il decreto “è vuoto di soluzioni e non risolve nessun problema“. Ma non finisce qui, perché Avs dice che la destra è nel caos mentre Italia Viva, prevedendo il futuro, immagina una maggioranza alle prese con i passi di rumba.
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