La Corte dei conti ieri ha presentato il giudizio di parificazione del Rendiconto generale dello Stato per il 2023 e il giudizio non è positivo. L’evasione fiscale è ancora uno dei grandi mostri da combattere eppure sembra sempre meno stringente il controllo sulle partite Iva e sui piccoli evasori, che riescono a sfuggire ai controlli senza troppe ripercussioni.
“L’attuale priorità risiede nel rendere compatibili la migliore qualità nella composizione delle entrare e delle spese e il graduale rientro del disavanzo, nell’ambito di un piano pluriennale che incoraggi il costante e duraturo aggiustamento dei conti pubblici e ponga il rapporto debito/Pil in una direzione stabilmente in calo“, così il direttore della Corte dei Conti, Guido Carlino, ha spiegato nella relazione quali sono i passi da seguire nei prossimo futuro per tornare a far quadrare i conti in Italia.
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Non solo evasione fiscale, nella relazione non sono mancati riferimenti all’attualità. Dal caso della sicurezza sul lavoro, nuovamente portato alla luce dalla morte del bracciante Satnam Singh, fino alla necessità di porre mano ai fondi della sanità pubblica, i cui servizi sono al collasso e non più adeguati alla richiesta del popolo italiano. Inoltre, la Corte ha anche invitato il governo a prendere decisioni “più ambiziose” per quanto riguarda la spending review, proprio perché entro il 20 settembre l’Italia dovrà presentare a Bruxelles il Piano strutturale di bilancio a medio termine che richiederà “correzioni impegnative” stimate dal Def a circa 12 miliardi l’anno.
La Corte dei conti sulla mancata stretta sull’evasione fiscale
Servono controlli a tappeto perché non basta più concentrarsi sui grandi evasori. Questo, in poche parole, il messaggio della Corte di conti, che invita le istituzione a combattere il grave fenomeno dell’evasione fiscale. Il presidente Carlino ha sottolineato che ad alimentare le entrate tributarie sono prevalentemente coloro che pagano le tasse in modo spontaneo e che gli interventi del Fisco portano a risultati ben sotto la media stimata.
“A fronte degli importi richiesti a seguito di comunicazioni di irregolarità, solo poco più del 20% viene corrisposto” ha spiegato Enrico Flaccadoro, presidente di coordinamento delle Sezioni riunite in sede di controllo della Corte dei Conti, aggiungendo che anche nei caso in cui il Fisco interviene per contestare bonus e altre detrazioni illegittime “delle somme dovute è versato in media meno del 30%“.
Ad aggrevare il fenomeno, secondo la Corte di conti, c’è l’abitudine ad usufruire delle rottamazioni, proposte dai vari governi, e su cui ormai i cittadini fanno affidamento. Inoltre, i mancati controlli, sempre più esigui col passare degli anni, infliggono alla Pace fiscale un duro colpo. Lo scorso anno sono stati circa 175mila, ovvero il 7,5% in meno del 2022 e il 34,4% in meno rispetto al 2019 e ciò accade sia per la riduzione del personale che si è verificata sia per il mancato utilizzo della banche dati tributarie.
I nodi sul lavoro e sulla sanità
Nella relazione della Corte dei conti non sono mancati riferimenti al sistema sanitario italiano, trascurato per troppo tempo dai finanziamenti dello stato. Il procuratore generale Pio Silvestri, nella sua requisitoria, ha parlato delle “lunghe liste d’attesa” e della fuga del personale che “non è adeguatamente remunerato” e a cui si deve rispondere con “decisioni ed investimenti che non sono più rinviabili“. Maggiore attenzione, quindi, ad un ambito vitale per la Nazione che continua a subire i ritardi e le disattenzioni del governo.
Allo stesso modo, Silvestri ha voluto porre l’attenzione sul tema della sicurezza sul lavoro. “Desta perplessità che il bilancio Inail presenti un ingente ed improprio avanzo annuale, spesso superiore al miliardo, che poco si concilia con il perdurante fenomeno infortunistico“. Proprio in vista di queste problematiche risulta urgente, secondo la Corte dei Conti, “una rivisitazione dei meccanismi di finanziamento della prevenzione in chiave di pieno utilizzo delle risorse disponibili“.
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