La sigla è firmataria di oltre 70 contratti nazionali, 107 unioni provinciali e 20 regionali, con in più una cinquantina di federazioni di categoria
La gara dell’applausometro dei seicento delegati al congresso Cisal, l’ha vinta sicuramente lui, Matteo Salvini, vicepremier e ministro delle infrastrutture che per poco non ha scatenato una standing ovation, con una captatio benevolentiae mica da ridere: “Sono contento di essere qui perché non esistono solo Cgil, Cisl e Uil: se uno guarda alcuni telegiornali – ha detto il leader della lega, Matteo Salvini – sembra che esista solo Landini. Siamo in democrazia e Landini non è l’unico depositario della rappresentatività di lavoratrici e lavoratori. Lasciamo che la Cgil rappresenti l’Italia dei no, io ho bisogno di chi rappresenta l’Italia dei sì”. La giornata centrale del decimo congresso della Cisal vedeva come protagonista la politica: quattro ministri si sono alternati sul palco del Marriott Park Hotel di Roma. Oltre a Salvini infatti, hanno preso la parola il ministro dell’agricoltura Francesco Lollobrigida, quello della cultura Gennaro Sangiuliano e il ministro del made in Italy Adolfo Urso. Ma a dare il là alla giornata e a segnare anche la peculiarità di Cisal è stata la relazione del segretario uscente e ricandidato alla guida della confederazione Francesco Cavallaro: “La Cisal oggi per numero di associati e di contratti sottoscritti è la quarta confederazione sindacale italiana. Siamo firmatari di oltre 70 contratti nazionali, abbiamo 107 unioni provinciali e 20 regionali, una cinquantina di federazioni di categoria”. Dal segretario generale molte le sottolineature di originalità della confederazione. Il salario minimo? “Stiamo parlando di nove euro lordi, perché questo c’è scritto nelle proposte in discussione, ma se togliamo il 35% di tasse ecco che siamo a un contratto come qualcuno dice ‘pirata’. Cominciamo dunque a spostare l’accento sulla contrattazione, seria, diversa, moderna. Il sindacato deve essere concertativo”.
Lo sciopero è l’ultima possibilità
Gli scioperi? “Lo sciopero nella nostra visione è l’estrema ratio: compito del sindacato è portare beneficio ai lavoratori attraverso la concertazione, lo sciopero è l’ultima arma e costa ai lavoratori. E poi perché le manifestazioni si fanno solo il sabato? Il sindacato, se ha le palle, le manifestazioni le dovrebbe fare durante la settimana!”. E anche sul tema pensioni Cavallaro, che si appresta domani ad essere rieletto per un nuovo mandato, non ha temuto di spostare l’attenzione dal tema delle ‘quote’ – cioè l’età di uscita dal lavoro – al tema del quantum della pensione: “Non mi appassiona il discorso 101, 102, 103. Il vero problema è che tra non molto, con il sistema retributivo che finisce, ci ritroveremo con un sistema contributivo dove ci sarà l’abbattimento di circa il 30-35 per cento (rispetto allo stipendio percepito, ndr). Il problema non è l’età pensionabile perché la gente anche con le stampelle chiederà di continuare a lavorare perché con la pensione non riuscirà ad arrivare a fine mese”. Su questo argomento da Salvini è arrivata la conferma dell’obiettivo della lega per fine legislatura: la cancellazione della legge Fornero. Per Lollobrigida “nelle parole di Cavallaro c’è una visione condivisibile: l’Italia è una repubblica fondata sul lavoro e questo significa che tutti devono poter contribuire alla crescita del Paese. Chi può lavorare deve essere messo nella condizione di farlo ed ogni lavoro è più degno che essere sulle spalle degli altri”. Il riferimento è tutto per il reddito di cittadinanza e anche questo (e l’annunciata riforma-riduzione del rdc) ha scaldato la platea dei delegati.
I prossimi passi del governo
Per Gennaro Sangiuliano, titolare del dicastero della cultura, il lavoro ‘non può essere degradato a un codice a barre. Si lavora per il salario, certo, ma non solo per questo. Si lavora per proiettare la propria personalità. È quel che si chiama ‘umanesimo del lavoro’”. È un po’ quello che è al centro della tre giorni Cisal che come titolo del congresso ha scelto “La dignità umana e del lavoro”. Il ministro Urso ha annunciato che entro un mese porterà in consiglio dei ministri un decreto per difendere il made in Italy. Fra i politici che sono intervenuti a portare i propri saluti, Antonio Aurigemma, presidente del consiglio regionale del Lazio, Maurizio Lupi per Noi con l’Italia, Dario Damiani, senatore di Forza Italia, Marco Silvestroni, senatore di Fratelli d’Italia, Nicola Caré deputato del partito democratico. Domani sarà la giornata della riconferma di Francesco Cavallaro. Ma sono attesi anche altri esponenti politici: a cominciare dal ministro di riferimento, Marina Calderone, ministro del lavoro, dal sottosegretario Claudio Durigon, al segretario dell’Unione di Centro, Lorenzo Cesa. A rappresentare l’opposizione invece un nome di peso: quello di Giuseppe Conte, due volte presidente del consiglio e presidente del Movimento 5 Stelle.