Il 29 ottobre è la Giornata mondiale dell’ictus, nata per sensibilizzare su una patologia che ha tra i tassi più alti di mortalità, ma che allo stesso tempo può essere prevenuta nella maggior parte dei casi.
L’ictus è una malattia cerebrovascolare acuta causata dall’improvvisa ostruzione o rottura di un vaso sanguigno che irrora l’encefalo. Un evento che ha percentuali di mortalità ma che spesso lascia chi lo ha subito in uno stato di disabilità.
Una giornata necessaria per informare sulle cause, i sintomi e le modalità di prevenzione di una patologia che può colpire improvvisamente ognuno di noi ma che, se immediatamente soccorsa, può permettere a chi ne soffre di non subire conseguenze grave sul suo organismo.
Giornata mondiale dell’ictus: i dati e le percentuali
Le percentuali della mortalità per l’ictus possono variare: la percentuale più bassa è del 20-30% a distanza di 30 giorni dall’evento, fino ad arrivare al 40-50% a distanza di un anno; l’ictus è, infatti, una malattia tempo-dipendente, per cui prima s interviene e più cellule cerebrali si possono salvare, consentendo la migliore ripresa del caso. Chi riesce a sopravvivere, invece, riporta nel 75% dei casi delle disabilità dovute ai danni riportati al cervello a causa della mancanza di sangue. Nel 2019 l’ictus è stata la seconda causa di morte nel mondo con 6,55 milioni di decessi e lo European Cardiovascular Disease Statistics lo ha indicato seconda causa di morte in Europa.
Negli ultimi decenni, però, è stato possibile osservare una progressiva riduzione dei casi e della mortalità per malattie cardiovascolare, anche grazie alle campagne di prevenzione mirate a riconoscere i sintomi e ad informare sulle attività che possono ridurre l’incidenza della malattia: attività fisica, una dieta equilibrata ricca di frutta e verdura e povera di grassi, uno stile di vita che evita il tabagismo e il consumo dannoso di alcool.
Con l’età è stato rilevato un aumento delle probabilità del verificarsi di patologie cerebrovascolari, in particolare a partire dai 65 anni, quando l’incidenza dei casi diventa esponenziale. In Italia nel 2020 sono stati registrati 76.890 ricoveri per ictus e 57.631 decessi, ovvero il 7,7% delle morti totali nel nostro Paese in quello stesso anno, in cui tra l’altro è iniziata l’emergenza Covid-19.
Ictus, come riconoscerlo e come agire
Le campagne di prevenzione per le malattie cerebrovascolari sono fondamentali, poiché nel caso di insorgenza dei sintomi un immediato soccorso è fondamentale per evitare danni cerebrali e soprattutto la morte. Si stima che i trattamenti somministrati al paziente entro le 5-6 ore dall’evento possono garantire la massima efficacia e promettere una ripresa eccellente.
Ma quali sono, quindi, i sintomi da riconoscere? Un metodo efficace per ricordarli è l’acronimo FAST, ideato dagli americani, in cui ogni lettera rappresenta un possibile sintomo da non sottovalutare, soprattutto se apparso in concomitanza con gli altri:
F come Face (viso): controllare se la persona riesce a sorridere e notare se uno degli angoli della bocca non si solleva o se è rivolto verso il basso.
A come Arms (braccia): controllare se la persona riesce ad alzare entrambe le braccia sopra la testa, se riesce a mantenerle sollevate ed entrambe alla stessa altezza.
S come Speech (linguaggio): controllare se la persona è in grado di pronunciare frasi semplici correttamente o se ha difficoltà nella comunicazione e nella pronuncia delle parole.
T come Time (tempo): se anche uno di questi sintomi è presente è necessario chiamare al più presto i soccorsi per cercare di limitare i danni subiti dal cervello.
Quindi, questo acronimo permette di ricordare i sintomi più diffusi della patologia ischemica ai quali si aggiungono improvvisi formicolii agli arti o perdita di sensibilità, disturbi visivi di uno o entrambi gli occhi, vertigini, sbandamenti o cadute, improvvisi e lancinanti emicranie. Nel caso di insorgenza di questi sintomi è necessario allertare immediatamente il 112 o il 118 e non cercare di contattare prima altri medici o presentarsi autonomamente al pronto soccorso. Anche le prime cure somministrate in ambulanza possono essere fondamentali per evitare danni gravi al paziente.
Giornata mondiale dell’ictus: quando la prevenzione salva vite
L’arma più efficace in questi casi, però, rimane sempre la prevenzione, mirata innanzitutto ad educare sulle azioni da compiere in caso di ictus e poi ad insegnare come avere uno stile di vita che diminuisca esponenzialmente l’insorgenza della malattia. Si stima, infatti, che circa il 90% dei casi di ictus sono prevedibili, dato che ovviamente permetterebbe di salvare innumerevoli vite.
Per prevenire tali patologie cerebrovascolari è fondamentale avere una dieta e uno stile di vita sano, evitare il consumo di tabacco e di alcool in grandi quantità, fare attenzione alle tipologie di farmaci che si assumono e tenere in considerazione gli eventuali fattori che aumentano il rischio di insorgenza, come ipertensione arteriosa, dislipidemie, diabete mellito, fibrillazione atriale, cardiopatie e vasculopatie.
Nel 2020 il Piano Nazionale della Prevenzione (PNP) 2020-2025 ha consolidato il suo impegno nella prevenzione e nel rafforzamento degli interventi per l’individuazione precoce di queste malattie. Inoltre, tutte le Regioni e le Provincie autonome hanno disposto un Piano Regionale della Prevenzione per l’individuazione di obiettivi e linee di azione del Piano Nazionale della Prevenzione.
Campagne mirate a diminuire il numero di decessi da ictus, malattia che ormai si è compreso essere del tutto prevedibile.