La moda non ci pensa proprio a prendersi anche solo un giorno di tregua. Star dietro a tutte le sue news, scoop e notizie è un lavoro a tempo pieno. Questa settimana, però, ha deliziato le menti creative degli appassionati con delle chicche da leccarsi i baffi. In fondo, la frenesia è ciò che intriga di questo universo parallelo. Tanto l’importante è sfuggire alla noia.
Sembrava esistesse già tutto in quella fervente New York City in cui si degusta sushi dagli anni ’90. Invece, qualcosa mancava. Un qualcosa che neanche i cittadini della Grande Mela sapevano di aver bisogno. Si tratta della brezza della costiera marsigliese che il brand francese Jacquemus ha esportato aprendo la sua prima boutique in US. Il nuovo store di Soho ha preso sede in una palazzina residenziale del diciannovesimo secolo che è stata immediatamente investita dal fascino tipico del designer Jacquemus.
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Difatti, si possono ammirare nell’arredamento pezzi unici ed inusuali di design, cari allo stilista, partendo da alcune sedute del designer francese Jean Royère fino ad un paio di sedie “Usonia” ideate da Frank Lloyd Wright, prese in prestito da dalla casa d’aste Christie’s.
Per festeggiare il 50esimo anniversario, Mugler ha deciso di non voler ricevere regali bensì di farli. Infatti, dopo i festeggiamenti che hanno visto protagonista il nuovo documentario sulla Maison, Mugler ha presentato un “creators programme” affiancando la scuola One Dance UK e il conservatorio Trinity Laban. Il programma è stato ideato a supporto dei ballerini e dei musicisti contemporanei in difficoltà economiche nella speranza di poter aiutare a realizzare i sogni di tali studenti. Casey Cadwalladar, creative director della Maison, proprio nel documentario esprime la propria speranza nel riuscire a rendere Mugler accessibile a chiunque. Ragione per cui ha deciso di investire giovani talenti espressi nelle arti performative.
E’ ben noto che le collaborazioni tra brand si siano impossessate della curiosità di esperti ed appassionati, dal grande pubblico fino alla nicchia. Si tratta, inoltre, di una strategia che riesce ad incrementare alle stelle la desiderabilità di un prodotto, per cui chi più ne ha più ne metta in commercio se il danaro vuol vedere. Cosa che hanno fatto l’ormai sdoganato brand delle scarpe “ortopediche” Birkenstock e il brand americano dell’outdoor per eccellenza Filson.
D’altronde il brand di calzature tedesco si muove in acque conosciute, viste le collab con brand come Dior, Manolo Blahnik, Rick Owens e la Central Saint Martins. La linea di scarpe ideata con Filson prevede tre tipologie differenti, denominate London Methow, Lahti e Skykomish, tutte dai toni terrinei, dal verde muschio all’arancio fuoco.
Ma Birkenstock non è delle ultime. Siccome non aveva fatto sognare abbastanza con le ultime Adidas Samba divenute ormai pezzi da collezione, Wales Bonner ha deciso di continuare ad intraprendere la magica collab con Adidas presentando una nuova collezione. Spaziando dallo stile delle tute tipico degli anni ’70, tra stampe floreali e silhouette asciutte, è stata realizzata la collezione Autumn-Winter 2024 in omaggio della fondazione della cultura hip-hop. Il pezzo forte? Di certo le due paia di Samba, una in pelle stampata coccodrillo e l’altra in argento iridescente.
Le novità si sono affacciate dall’attico della meraviglia anche in ambito musicale. Infatti, la notizia del ritorno degli Oasis ha lasciato a bocca asciutta molti. Il frontman della band, Liam Gallagher, dopo essere divenuto testimonial ufficiale di Stone Island, lo scorso mese ha deliziato tutti con una nuova iconica giacca. Ora è il turno di Berghaus, brand di abbigliamento tecnico sportivo inglese, che ha visto Gallagher volto dell’ultima campagna “Icons” indossare la Trango jacket del 1986. Una storia che ha del malinconico e della nostalgia, perché come ha raccontato il frontman, il primo approccio amoroso che ebbe con Berghaus fu grazie ad una Trango verde comprata da suo fratello Noel. La amava così tanto da rubargliela di continuo.
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