Il cardinale e presidente della Cei, Matteo Zuppi è appena rientrato da un pellegrinaggio in Terra Santa e a Repubblica rilascia delle dichiarazioni in merito ai temi più impellenti dell’agenda della Chiesa. Primo tra tutti, quello sulla guerra: “Il termine pacifismo non mi ha mai convinto. Papa Francesco preferisce artigiani di pace, operatori di giustizia. A volte scatta l’idea che il pacifista faccia il gioco del nemico. Un papa, Benedetto XV, appena eletto nel 1914 disse: “la guerra è inutile strage”“.
Zuppi sulla guerra: “Pacifismo deve essere scelta politica”
Nelle sue affermazioni, Zuppi slaccia molti nodi rispetto la questione in Medio Oriente e la scelta di Papa Francesco dello sventolare la bandiera bianca “deve essere contestualizzata: bisogna avere coraggio di negoziare ma il negoziato non è mai una resa. Bisogna essere in tre, e quello che ancora manca è la terza parte che siamo noi, che è la comunità internazionale. Altrimenti pensiamo che per finire i conflitti l’unico modo siano le armi che portano alla guerra nucleare“.
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Zuppi sul linguaggio del Papa: “Parla in maniera diretta”
Il cardinale Zuppi risponde in merito alle dichiarazioni del Papa e il problema della ‘frociaggine’: “Ben venga la trasparenza ma questa non deve cancellare la camera caritatis che ci aiuta a non diventare giustizialisti. Papa Francesco parla in maniera diretta e ha chiesto scusa“. E sulla castità ribadisce: “Non è mai un discorso solo negativo, castità significa anche libertà, dimensione della propria vita ed affettività in maniera larga. Il pontefice ha riguardo per tutti quanti. A Lisbona ha ribadito ai giovani che nella Chiesa possono entrare tutti e questo non vuol dire che vada bene tutto. Tutti sono figli“.
Sull’omosessualità, Zuppi continua: “La Chiesa insegna a voler bene e deve affrontare anche il discorso della sessualità. Ci sono certe possessività, senza amore e c’è molto di pornografico. Dobbiamo imparare tutti l’arte di amare“.
Zuppi contro premierato: “Richiesta di qualcosa che unisca”
Ben tre anni fa il cardinale Zuppi aveva scritto una lettera sull’importanza della Costituzione. A Repubblica, il presidente della Cei riflette sulla possibilità del premierato: “La mia raccomandazione rimandava allo spirito della costituente. Allora le anime socialista, liberale e cattolica trovarono la grande unità che ritroviamo nella Costituzione. Mi auguro che anche oggi sia così. Se la metà dell’elettorato non va a votare forse c’è una richiesta di qualcosa che unisca, di uno sguardo lontano come fecero i padri costituenti”.
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