Le indagini sulla tragedia avvenuta a Villa Pamphili lo scorso 7 giugno sono concentrate totalmente sulla figura di Rexal Ford, il cittadino americano che è stato arrestato in Grecia con il sospetto che possa essere l’autore delle morti della donna e della bambina trovate nel parco romano. L’indagato si trova al momento all’interno di un carcere ellenico di Volos e serviranno almeno una ventina di giorni per l’estradizione in Italia, ma i tempi potrebbero allungarsi fino a 2 mesi se Ford dovesse opporsi.
Intanto, si continua ad indagare sui movimenti dell’uomo a Roma. Il giorno dopo i ritrovamenti 46enne californiano, si aggirava per il centro di Roma come se nulla fosse e si presentava a ragazze come produttore cinematografico. Il giorno prima della fuga in Grecia, avrebbe avuto un appuntamento al Pantheon con una ragazza conosciuta in un albergo.
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Era stato fermato dalla polizia due giorni prima del ritrovamento dei cadaveri con in braccio la bimba che indossava la tutina rosa poi ritrovata in un cassonetto dei rifiuti. Mentre il 20 maggio era stato fermato in Campo de’ Fiori, ubriaco e con una ferita alla testa, e con lui c’erano moglie e figlia. Agli agenti aveva detto di alloggiare in hotel, ma il numero che fornì apparteneva in realtà a un’agenzia immobiliare.
Gli inquirenti sono in possesso del suo smartphone e sperano di poter trovare tramite esso delle informazioni fondamentali. In particolare, ci si sta concentrando sui motivi per cui Ford si sarebbe comportato come un senza fissa dimora, vagando tra mense e mercati rionali, quando era in possesso di una carta di credito, con cui ha poi acquistato i biglietti per fuggire in Grecia.
Si attende poi il risultato del Dna per avere conferma del fatto che l’uomo possa essere padre della bambina trovata senza vita. Dal momento del suo arresto, Ford non ha mai fatto riferimento alle modalità della morte della donna, che al momento resta ancora senza nome. Le autorità stanno quindi indagando su un possibile matrimonio a Malta tra Ford e la vittima, che si sarebbe chiamata Stella. Per quanto riguarda la nazionalità, è confermata l’ipotesi principale secondo cui sarebbe originaria dell’Est Europa, in particolare l’attività di indagine degli inquirenti si restringe sulla provenienza russa o ucraina.
La foto di Rexal Ford con in braccio la bambina
Ad infittire la trama c’è anche una nuova foto di Rexal Ford, diffusa dalla trasmissione ‘Chi l’ha visto?‘” e risalente allo scorso 5 giugno, quindi due giorni prima del ritrovamento dei cadaveri. Nello scatto, si vede l’uomo, con in braccio la bimba con un vestito rosa, mentre parla con due poliziotti che sembra lo abbiano fermato.
Solo un paio di giorni fa, il Tg1 ha confermato sui suoi canali social la notizia che il 46enne era stato fermato in con il sospetto che si trattasse dell’assassino. Il cittadino americano era difatti stato fermato a Skiathos e avrebbe precedenti negli Stati Uniti e sarebbe stato isolato in un’immagine delle telecamere di vigilanza con in braccio una bambina che indossa la tutina rosa trovata nella spazzatura.
Nell’ambito della conferenza stampa nella Procura di Roma, il procuratore aggiunto, Giuseppe Cascini, ha specificato che ci possa essere “un ragionevole sospetto che si sia trattato di un duplice omicidio“. Inoltre, l’uomo che è stato fermato, grazie alla disposizione dell’arresto europeo eseguita tempestivamente, ha raccontato agli investigatori che la bambina trovata morta “era sua figlia“. Cascini ha tenuto a sottolineare però che “non ci sono al momento elementi scientifici per avere la certezza della relazione parentale“.
Si indaga ancora per capire la causa della morte della donna
Il procuratore di Roma, Francesco Lo Voi, nel corso della conferenza stampa ha dispiegato alcuni punti delle indagini, che sono in corso e dureranno ancora un po’ in quanto “gli esami autoptici e medico legali non ci hanno fornito prove certe sulle cause della morte della donna“. Al momento, infatti, l’ordinanza di custodia cautelare, è stata emessa solamente per l’omicidio della bambina.
Risultati comunque di un certo rilievo, come palesato da Lo Voi che ha tenuto a ricordare come le indagini abbiano avuto inizio “senza alcun elemento in mano, eravamo in presenza di una donna e di una bambina non
vestite. Sono stati utilissimi gli elementi forniti da ‘Chi l’ha Visto’ e l’aiuto da parte delle autorità americane e delle autorità greche“.
Il cerchio sembra, quindi, essersi finalmente stretto almeno per quanto riguarda l’identità del killer dopo il lavoro svolto per l’identificazione della ragazza, alta circa un metro e 60, di carnagione chiara e dai capelli biondi.
Villa Pamphili, come è stata identificata la donna trovata morta
L’esito del test del Dna dei corpi della neonata di appena 5 mesi e della donna di 40 anni, trovate morte a Villa Pamphili, ha confermato la correlazione rivelando che si tratta di madre e figlia. La Procura ha però specificato che sono in coso da parte della polizia le verifiche investigative su alcune segnalazioni giunte al 112 dopo la diffusione delle immagini dei tatuaggi incisi sul corpo della donna rinvenuta in un sacco nero a pochi metri di distanza dalla piccola.
Gli investigatori sarebbero giunti alla svolta grazie ad una segnalazione giunta al programma tv “Chi l’ha visto?“, in cui un testimone ha raccontato che, giorni prima del ritrovamento dei corpi, avrebbe visto litigare animatamente una donna e un uomo non lontano da Villa Pamphili. La lite sarebbe stata così preoccupante da richiedere l’intervento delle forze dell’ordine, che hanno identificato la donna.
Sul caso vi sarebbero però numerose segnalazioni. Gli investigatori della Squadra Mobile si starebbero concentrando su due segnalazioni nello specifico: il racconto di una donna che afferma di aver visto venerdì sera, dunque il giorno antecedente il ritrovamento dei corpi, un uomo con una bambina in braccio all’interno della villa, non lontano dal punto in cui è stata trovata morta e una testimonianza simile fornita da tre minorenni che hanno raccontato di un uomo con in braccio un fagotto aggirarsi tra i viali del parco, sempre nella giornata di venerdì.
Villa Pamphili, le ipotesi sui decessi
Il 9 giugno sono giunti invece gli esiti degli esami autoptici condotti sul corpo della piccola ritrovata senza vita in una siepe non distante dal quarto ingresso del parco di viale Vittorio Nenni. Risultati dell’autopsia che avrebbero spinto gli inquirenti a formulare l’ipotesi, sulla base della consultazione dei medici legali, che la neonata possa essere morta a causa di uno strangolamento e forse la sera prima del ritrovamento.
Decesso che sarebbe però postumo a quello della donna il cui corpo era in avanzato stato di decomposizione, probabilmente dovuto anche al caldo. Gli investigatori pensavo che il cadavere della 40enne si trovasse in prossimità degli oleandri già da tempo.
La Procura della Repubblica di Roma aveva aperto un fascicolo per duplice omicidio aggravato, ma per il momento l’ipotesi di reato è un atto per svolgere gli accertamenti. Una seconda ipotesi, infatti, vedeva la donna adulta morta a causa di una overdose. Invece, dai primi risultati delle analisi tossicologici effettuate nell’ambito dell’autopsia e di cui scrivono i giornali. Le verifiche proseguiranno con esami più approfonditi per verificare la presenza nel corpo della vittima, che avrebbe circa 30 ani, di altri tipi di droghe, anche quelle sintetiche.
Al contrario da quanto supposto in un primo momento, non vi sarebbero segni di violenza evidenti, riconducibili ad arma da fuoco o coltellate sui corpi della donna e della neonata. Difatti, quelli riscontrati sulla bambina, non sarebbero lividi bensì macchie postatiche dovute al decesso.
La Scientifica è al lavoro anche su una serie di oggetti, compresa una tutina rosa trovata in un secchio dell’immondizia, che apparterebbe alla bimba. Per gli inquirenti la donna potrebbe avere partorito all’estero e raggiunto l’Italia, forse a bordo di bus, recentemente. L’autopsia ha confermato che la madre allattava la bambina che, però, al momento della morte presentava lo stomaco completamente vuoto. La morte della madre risale ad almeno cinque giorni prima, se non addirittura sette.
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