Un’indagine per corruzione delle autorità veneziane ha portato all’arresto dell’assessore comunale alla Mobilità, Renato Boraso, insieme ad altre persone, mentre il sindaco Luigi Brugnaro è indagato insieme al capo di Gabinetto del sindaco e direttore generale del Comune, Morris Ceron e il vicecapo di Gabinetto, Derek Donadini.
I fatti si riferirebbero alle trattative di vendita all’imprenditore singaporiano Chiat Kwong Ching dell’area del Pili che si affaccia sulla laguna di Venezia. Gli accertamenti riguardano il blind trust del patrimonio del sindaco. Inoltre è stata perquisita la casa dell’assessore Boraso. Nell’inchiesta sono coinvolte in tutto 18 persone, con una decina di misure cautelari che sono state eseguite questa mattina.
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Venezia: le parole del sindaco
“Si va avanti“: sono queste le parole del sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, agli esponenti della maggioranza comunale di centrodestra, convocati per un vertice stamani nella sede municipale di Mestre, il giorno dopo il blitz della Guardia di Finanza. Nel pomeriggio è prevista a Venezia la riunione del Consiglio comunale a cui non prenderà parte il primo cittadino. Brugnaro si è detto “esterrefatto” e giura di aver “sempre fatto gli interessi della città”. La vicenda che lo tocca in prima persona riguarda le trattative per la vendita dell’area dei Pili, zona che aveva comprato prima di essere eletto, all’imprenditore Chiat Kwong Ching, di Singapore.
Venezia, i reati
I reati commessi dall’assessore Boraso sono corruzione, riciclaggio e falsa fatturazione. Sono emersi da un’indagine nata nel 2021 e scattata nel 2022 su un esposto che riguardava l’uso di alcuni terreni della periferia veneziana. Nonostante l’assessore sapesse degli accertamenti avrebbe lo stesso continuato a commettere i reati.
Il procuratore capo Bruno Cherchi ha dichiarato che l’indagine è iniziata con le intercettazioni per poi passare ai riscontri documentali grazie all’aiuto della Guardia di finanza. Cherchi dice che Boraso “si era messo a disposizione, da assessore ma con le sue svariate società, per attività che nulla avevano a che fare con la pubblica amministrazione, facendosi pagare con fatture per prestazioni inesistenti in modo ripetuto; interveniva su appalti e servizi e modificando piani comunali a favore di diversi imprenditori, che poi lo pagavano”.
Questa mattina il Gip ha emanato l’ordinanza per eseguire le misure cautelari e per perquisire case e uffici, perché le autorità avevano saputo che Boraso stava iniziando a distruggere i documenti. Ci sono serviti circa 200 agenti della Guardia di finanza per l’operazione e sono stati sequestrati oltre 2 milioni di euro alle società di Boraso e alle imprese coinvolte nel caso.
Venezia, l’area del Pili
L’area del Pili che è coinvolta nell’indagine è una zona di laguna inquinata dalle lavorazioni di Maghera. Questa è di proprietà di Brugnaro dal 2006, quando ancora non era in politica. Una volta diventato sindaco, però, questa zona è tornata a far parlare di sé perché indicata come potenziale insediamento di un terminal intermodale e del nuovo palazzetto dello sport, cosa che ne ha fatto alzare il valore.
La società è controllata da “Porta di Venezia” sempre di Brugnaro, ma controllata da un blind trust di diritto newyorkese come tutte le aziende a partecipazioni del sindaco. A questa blind trust l’imprenditore ha trasferito tutto il patrimonio una volta diventato sindaco. Quindi in questo momento la Guardia di finanza sta indagando sui meccanismi del blind trust.
Venezia, le misure cautelari
Tra le misure cautelari eseguite stamattina ci sono 2 arresti in prigione e 7 domiciliari. Oltre all’assessore Boraso è stato arrestato anche un imprenditore edile, Fabrizio Ormenese. Nei domiciliari ci sono funzionari comunali e di partecipate pubbliche, come l’azienda di trasporti comunale Actv. Altri 6 sono stati interdetti per un anno dagli uffici pubblici. Sono in tutto 18 indagati, tra cui il direttore generale dell’Actv, Giovanni Seno, e il responsabile del settore appalti, Fabio Cacco.
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