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Terni, protesta violenta in carcere: danni alla struttura, area isolata in attesa di rinforzi

All'interno del carcere di Terni sono presenti figure piuttosto conosciute del panorama criminale internazionale ed internazionale, tra cui Bernardo Provenzano, Raffaele Cutolo, Antonio Campana - ritenuto a capo della nuova Sacra Corona Unita - il boss della Camorra Pasquale Sibillo, Gilberto Cavallini e il presunto leader del movimento anarchico Juan Antonio Sorroche Farnandez

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I carceri di Terni e Spoleto sono divenuti teatro di due violente proteste, che sarebbero legate al crescente caldo presente nelle strutture. A spiegarlo all’Ansa è il Garante dei detenuti della Regione Umbria, Giuseppe Caforio, che ha voluto mettere in luce come l’evento di oggi possa essere solo l’inizio di una “estate di fuoco“.

Nel carcere di Spoleto la situazione sarebbe già rientrata, mentre in quello di Terni le proteste sarebbero ancora in corso. Secondo dati del ministero dell’Interno aggiornati al 15 giugno 2025, a Terni sono presenti 588 detenuti a fronte di 422 posti regolamentari, mentre fra i membri della polizia penitenziaria, al 30 aprile 2025, sono in servizio 202 effettivi a fronte di una necessità di 243. I reparti del 41bis, il cosiddetto “carcere duro“, non sono stati interessati dalle rivolte.

All’interno del carcere di Terni sono presenti figure piuttosto conosciute del panorama criminale internazionale ed internazionale, tra cui Bernardo Provenzano, Raffaele Cutolo, Antonio Campana – ritenuto a capo della nuova Sacra Corona Unita – il boss della Camorra Pasquale Sibillo, Gilberto Cavallini e il presunto leader del movimento anarchico Juan Antonio Sorroche Farnandez.

Terni, cosa sappiamo della rivolta in carcere

La tensione si sarebbe alzata nelle sezione H e G, entrambe di media sicurezza. I detenuti interessati dalle proteste avrebbero danneggiato telecamere, suppellettili e appiccato un incendio. L’area del carcere è stata per il momento isolata e sono attesi rinforzi per porre fine alla crisi. “A Terni ci sono problemi con le docce perché l’acqua non arriva ai piani più alti. Ovunque mancano gli spazi“, ha spiegato Caforio, aggiungendo che nel periodo estivo la situazione diventa ancora più grave a causa del problema legato alle ferie degli organici della polizia penitenziaria.

Sul caso è intervenuto anche Fabrizio Bonino, segretario per l’Umbria del Sappe, il Sindacato autonomo polizia penitenziaria, che ha voluto sottolineare come i danni alle strutture di Spoleto e Terni siano stati significativi. “Purtroppo, ancora una volta, il grido d’allarme lanciato dal Sappe rimane inascoltato da un’amministrazione regionale sempre più distante e assente“, ha dichiarato, aggiungendo di auspicare che presto venga riaperto il Provveditorato regionale dell’Amministrazione Penitenziaria dell’Umbria.

Bonino ha anche voluto evidenziare che la maggior parte degli eventi critici violenti che accadono nelle carceri umbre vedono protagonisti i detenuti che ad esse sono assegnati da Firenze, dichiarando duramente: “L’Umbria e le sue carceri sono diventate la discarica sociale della Toscana“. Sulla stessa linea d’onda anche il segretario generale del Sappe, Donato Capece, che ha però voluto mettere in luce la necessità della presenza di un numero maggiore di strutture penitenziarie nella Regione, così come la riapertura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari, in cui inserire i detenuti con problemi psichiatrici, che oggi invece si trovano nel percorso detentivo ordinario.

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