Maxi ribasso per il termovalorizzatore di Roma: appalto da 11 milioni aggiudicato per 3

Anomalie, ribassi record e trasparenza sotto la lente dei comitati. Alessandro Lepidini, portavoce del Comitato No inceneritore a Santa Palomba spiega: “Un ribasso del 72% rispetto alla base d’asta deve far riflettere”

Lucrezia Caminiti
6 Min di lettura

Un ribasso del 72% rispetto alla base d’asta. È questo il dato che sta accendendo il dibattito attorno all’appalto per la verifica del progetto di fattibilità tecnica ed economica del termovalorizzatore di Roma. Da un valore iniziale di 11 milioni di euro, l’aggiudicazione è avvenuta per poco più di 3 milioni, sollevando dubbi e polemiche. Proprio per questo il Comitato No inceneritore a Santa Palomba, che fa parte dell’Unione dei Comitati contro l’inceneritore, ha sottoposto la questione all’Autorità Nazionale Anticorruzione (ANAC), lamentando una procedura che sembra essere tutt’altro che trasparente.

A sottolineare l’anomalia ai microfoni de Il Difforme.it, Alessandro Lepidini, portavoce del Comitato: “Un ribasso del 72% rispetto alla base d’asta, pur essendo formalmente lecito, deve far riflettere, soprattutto in considerazione della particolare procedura seguita per l’aggiudicazione, basata un inesistente presupposto di estrema urgenza”.

Il termovalorizzatore di Roma (a Santa Palomba)

Questo termovalorizzatore, considerato il progetto di punta del Piano Rifiuti di Roma Capitale in vista del Giubileo, rappresenta un investimento imponente. Si stima un costo di realizzazione di circa un miliardo di euro, con una capacità di trattamento di 600.000 tonnellate di rifiuti indifferenziati all’anno. Sul lungo termine, l’impianto dovrebbe generare un fatturato complessivo di 6,5 miliardi di euro nei prossimi 30 anni.

Eppure, per molti, compresi i cittadini dei Castelli Romani, tra cui quelli di Santa Palomba, Ardea e Pomezia, l’impianto rappresenta più un crimine ambientale che una soluzione. A spiegarlo Lepidini: “Il fatto che si debba necessariamente affrontare il problema dei rifiuti della Capitale è giusto, ma commettere un crimine ambientale costruendo oggi un inceneritore che brucerà per trent’anni rifiuti indifferenziati è tutt’altro. Tariffa puntuale e raccolta differenziata spinta, archiviando per sempre i cassonetti stradali, sono i capisaldi di una vera politica di gestione dei rifiuti ispirata ai principi Ue. All’opposto – continua – si colloca la scelta inceneritorista di Gualtieri. Trasparenza procedurale pari a zero è stata la cifra dell’amministrazione commissariale”.

Le criticità della procedura negoziata

Ora veniamo alle perplessità suscitate dalla modalità di aggiudicazione, avvenuta tramite una procedura negoziata senza pubblicazione di bando, regolamentata dall’articolo 76, comma 2, lettera c, del Codice degli Appalti (D.Lgs. 36/2023).  Questa procedura può essere applicata solo in casi eccezionali, a fronte di eventi imprevedibili che richiedano una rapidità incompatibile con le normali gare pubbliche.

Ma, secondo Lepidini, tali presupposti non esisterebbero: “La normativa stabilisce chiaramente che la procedura negoziata rappresenta un’eccezione. In questo caso, però, non ci sono eventi straordinari o imprevedibili che giustifichino l’urgenza. I richiamati obiettivi di autosufficienza impiantisca sono fissati al 2027 (ndr. vedi ordinanza 30/2024), il cronoprogramma del termovalorizzatore prevede la sua realizzazione entro il 2028. Quindi, perché tanta fretta oggi? Forse perché l’importo di 11 milioni d’Euro dei servizi di verifica obbligava a una gara europea?” si chiede il portavoce.

La segnalazione all’ANAC evidenzia che l’urgenza indicata dal Commissario Straordinario si basa su tempistiche note da tempo, senza modifiche impreviste. Questa discrepanza rende discutibile l’utilizzo di una procedura che ha coinvolto soltanto cinque operatori economici invitati direttamente, riducendo di fatto la concorrenza.

Un solo ribasso ma tante perplessità

L’appalto è stato assegnato a un raggruppamento temporaneo di imprese guidato da Rina Check S.r.l., che ha offerto un ribasso record del 71,97%. Il valore contrattuale finale è sceso così a circa 3 milioni di euro, rispetto agli 11 milioni previsti.

Lepidini sottolinea che “un ribasso così consistente insospettisce. Non è inusuale che, in casi del genere, si finisca per assistere a revisioni al rialzo o a problematiche nella gestione operativa. In ogni fase della procedura, tenuto conto degli impatti devastanti del mega impianto, dovrebbe essere garantita la trasparenza totale.”

Anche l’ANAC, nelle sue linee guida, raccomanda una particolare attenzione quando i ribassi superano determinate soglie, poiché potrebbero celare offerte non sostenibili o incompatibili con un servizio adeguato.

La voce dei comitati e le prossime azioni

L’Unione dei Comitati contro l’inceneritore ha quindi richiesto la sospensione della procedura mentre proseguiranno le azioni per la trasparenza totale del progetto. Lepidini ha poi puntualizzato che “la verifica dell’adeguatezza dell’offerta vincente è l’altro profilo che resta da approfondire, anche perché non è affatto escluso che il secondo arrivato o almeno uno tra gli altri concorrenti impugni l’aggiudicazione. Se ciò non accadesse sarebbe assai curioso”.

Il 7 dicembre è stata annunciata una manifestazione in Campidoglio per portare l’attenzione pubblica sul caso. “In questo caso è anche una questione di rispetto delle regole e soprattutto di tutela dell’interesse collettivo. Chiediamo che ogni passaggio sia reso pubblico perché non è trasparente chi ha da nascondere e nasconde chi ha timore di essere scoperto. Sabato 7 dicembre non ci saremo solo noi contrari all’inceneritore,” conclude Lepidini.

La vicenda è ora nelle mani dell’ANAC, che dovrà valutare se i presupposti della procedura negoziata siano stati applicati correttamente. Nel frattempo, la battaglia per la trasparenza prosegue.

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