Un duro colpo quello inflitto alla criminalità organizzata: questa mattina sono stati sequestrati alla ‘Ndrangheta beni per un valore di circa 5 milioni di euro.
A portare a termine l’operazione, coordinata dalla procura della Repubblica, i militari del comando provinciale della Guardia di Finanza di Reggio Calabria, supportati dal Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata (S.C.I.C.O.) e dai comandi provinciali della Guardia di Finanza di Ancona e Pesaro-Urbino. Gli inquirenti hanno eseguito in Calabria e nelle Marche un provvedimento emesso dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale della città calabrese dello Stretto.
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‘Ndragheta, l’inchiesta Eyphemos
L’operazione si inserisce nell’ambito dell’inchiesta “Eyphemos”, condotta dalla squadra mobile della Questura di Reggio Calabria. Le indagini economico-patrimoniali sono state portate avanti dai militari del G.I.C.O. del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Reggio Calabria, concentrandosi su un imprenditore edile della provincia reggina.
Secondo gli investigatori, l’imprenditore svolgeva un ruolo di spicco all’interno del “locale” (NDR. nome in codice per identificare struttura di coordinamento delle cosche malavitose) di ‘Ndrangheta di Sant’Eufemia d’Aspromonte, un gruppo con una certa autonomia rispetto alla cosca madre degli Alvaro.
Arrestato imprenditore legato alla cosca degli Alvaro
L’uomo è accusato di essere il capo, promotore e organizzatore di una fazione mafiosa, con compiti decisionali e di pianificazione delle attività illecite. Sarebbe riuscito, grazie alla sua influenza, a radunare un significativo numero di affiliati, desiderosi di formalizzare l’autonomia del loro gruppo.
L’imprenditore avrebbe, inoltre, orchestrato attività economiche mirate al riciclaggio di denaro e atti patrimoniali volti a eludere le misure di prevenzione, intestando fittiziamente i beni a parenti e terzi. Per queste attività, è stato condannato in secondo grado a 19 anni di reclusione per associazione di stampo mafioso e altri reati.
‘Ndragheta, l’indagine patrimoniale
A seguito dei fatti, la Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria ha incaricato il G.I.C.O. di condurre un’approfondita indagine patrimoniale, volta ad applicare misure preventive. Le indagini hanno rivelato che il patrimonio dell’imprenditore era notevolmente sproporzionato rispetto ai redditi dichiarati. L’inchiesta ha inoltre svelato complesse manovre di camuffamento della reale titolarità di beni immobili, aziende e conti finanziari, attribuiti formalmente a parenti stretti e terzi, ma di fatto dell’imprenditore.
Il provvedimento della Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria ha disposto il sequestro di tutto il patrimonio riconducibile all’imprenditore, comprendente un’intera azienda individuale e due società operanti nel settore edile, dieci immobili, tra cui tre terreni e sette fabbricati situati nelle province di Reggio Calabria, Ancona e Pesaro-Urbino.
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