Ancora disagi provenienti dalla sanità pubblica. Ad essere analizzati sono i pronto soccorso presi in esame dal sindacato degli infermieri, Nursing Up e insieme ai referenti regionali sono stati evidenziati i punti più deboli. Da quanto emerge questi presidi assistenziali, sono il punto più fragile della sanità. La distinzione avviene inevitabilmente su piano territoriale, secondo cui, da quanto emerge dall’indagine, a riscontrare maggiori difficoltà risultano le strutture al sud, tra i quali: l’ospedale San Leonardo di Castellammare (Na), l’ospedale di Rossano (Cs) e il policlinico di Messina.
Le condizioni critiche emerse vanno a gravare sia per i pazienti, con ore interminabili di attesa, come anche per il personale infermieristico dovendo subire turni anche di 16-17 ore per sostituire colleghi che mancano. Portando come risultato finale all’inevitabile dimensionamento dei professionisti. Ad esacerbare la situazione sono gli attacchi a cui è sottoposto costantemente il personale.
Leggi Anche
Un esempio: l’ospedale di San Leonardo a Castellammare
Il malcontento nei pronto soccorso solleva una questione ben più grave, che rappresenta solo la punta dell’iceberg dei disagi e delle inefficienze del sistema sanitario. Le criticità, già presenti prima del COVID-19, sono peggiorate durante la pandemia. Un esempio è l’ospedale San Leonardo di Castellammare, che ha visto un aumento dell’affluenza aggravando la sua situazione a causa della chiusura temporanea dei pronto soccorso nelle zone limitrofe, poi successivamente riaperti. Questo ha comportato un aumento delle difficoltà operative e una riduzione della produttività. L’incremento dell’afflusso si è esteso, coprendo un’area che arriva fino a Salerno.
Le problematiche principali sono attribuibili alla riduzione e all’insufficienza di personale sanitario. La carenza di infermieri è una lacuna sempre più difficile da colmare, specialmente durante il periodo estivo, quando la situazione peggiora ulteriormente. Questo sovraccarico ricade sul personale presente, che è oberato di lavoro e sempre più scoraggiato. Le aggressioni e la mancanza di tutela degli operatori, soprattutto durante il periodo notturno, complicano ulteriormente la situazione. La presenza di un presidio fisso per controllare e placare le insofferenze è prevista solo per alcune ore al giorno ed è coperta da un solo collega per turno alternato.
Stessa situazione a Rossano in Calabria
La situazione non cambia nella struttura di Rossano in Calabria, dove il personale è ridotto al minimo, costringendo i sanitari a turni massacranti, da cui derivano tempi di attesa infiniti e aggressioni frequenti. Per migliorare le condizioni critiche a livello regionale era stata proposta una contrattazione che avrebbe permesso di ottenere un’indennità mensile di 42 euro fino a 72 euro lordi. Tuttavia, tale cifra non è mai stata erogata. La conseguenza è la migrazione dei professionisti in altri reparti. Anche il policlinico di Messina, un grande ospedale con un ampio bacino di utenza che copre un vasto territorio, è in difficoltà. A causa di un necessario restyling, la struttura si presenta come un cantiere continuo e interminabile, con lavori che sembrano non avere fine.
A peggiorare la situazione c’è la presenza di 60 infermieri che non risultano in servizio, aggravando la mancanza di personale e peggiorando inevitabilmente l’assistenza. Questa è la più grave conseguenza riscontrata, conferma Nursing Up. Cambierà mai la situazione seriamente?
© Riproduzione riservata