L’esponente del clan di Ostia ha scontato i 6 anni di condanna per la testata al reporter Daniele Piervincenzi. Su di lui pende ancora la condanna per il 416 bis
Si accende la polemica sull’uscita dal carcere di Roberto Spada di venerdì, dopo aver scontato la condanna a 6 anni per avere colpito con una testata al volto il giornalista Daniele Piervincenzi, all’epoca inviato di “Nemo”, arrivato a Ostia per un’inchiesta sui presunti rapporti di Casapound nel X Municipio.
La decisione è l’uscita dal carcere
Spada, esponente del clan di Ostia, è uscito dal carcere di Tolmezzo venerdì, e il suo ritorno sul litorale romano è stato accolto calorosamente con una festa e fuochi d’artificio. Su Spada pendono ancora procedimenti penali: “Se la giustizia continua a essere strangolata dai cavilli giudiziari, se la lentezza dell’esecuzione delle pene diventa motivo per restituire alla città persone con condanne pesanti sulle spalle, se la criminalità può permettersi di festeggiare il ritorno di un boss, allora c’è da rivedere l’intero sistema giudiziario”, è stato il commento amareggiato di Maricetta Tirrito, portavoce del Comitato collaboratori di giustizia.
La Cassazione, sul clan di Ostia lo scorso gennaio, ha confermato il reato di associazione a delinquere di stampo mafioso, ma per Roberto, assolto lo scorso settembre nel processo di appello bis per il duplice omicidio di due esponenti di un clan rivale: Giovanni Galleoni detto “Baficchio’” e Francesco Antonini detto “Sorcanera”, avvenuto nel 2011, la pena è stata rideterminata in 10 anni per il reato di associazione a delinquere di stampo mafioso.
Per questo, nei confronti di Roberto Spada, che ha già scontato 6 anni di carcere a Tolmezzo, è definitiva la condanna per il 416bis ma non la quantificazione della pena, dal momento che è ancora “sub iudice” la vicenda del duplice omicidio. Secondo quanto si apprende, la procura generale di Roma ha subito impugnato al Riesame il diniego del provvedimento restrittivo cautelare e si appresta a impugnare in Cassazione anche l’assoluzione per il duplice omicidio del 2011. “Al processo di appello, pur non avendo più la pena dell’ergastolo, Spada è stato comunque condannato a 10 anni; più aveva 6 anni da scontare la testata al giornalista Piervincenzi”, sottolinea Tirrito. “Eppure è libero di tornare nella ‘sua’ roccaforte, visto che evidentemente i 10 anni non sono ancora divenuti esecutivi e la legge, non certo la giustizia, lo prevede. Una scarcerazione, continua il portavoce, che rappresenta un pugno nello stomaco di coloro che collaborano con la giustizia, che lottano per affermare il concetto che il territorio non può essere lasciato in mano alla criminalità. Ma se il coraggio delle denunce e gli sforzi investigativi lasciano il passo a mere questioni burocratico-giuridiche, la rabbia civile sale”, conclude Tirrito.