Un’indagine condotta dalla Guardia di Finanza di Venezia e dal Nucleo Speciale Spesa Pubblica e Repressione Frodi Comunitarie ha portato alla luce una rete di interventi illegali collegati ai fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr), ovvero il programma che funge da strumento di ripresa e di rilancio economico del nostro Paese a seguito della catastrofica emergenza pandemica del Coronavirus. La scoperta delle forze dell’ordine, nel particolare, ha riguardato una maxi frode ai danni della stessa Unione europea, da cui provengono i fondi.
I particolari su quanto accaduto e su quanto emerso dalle indagini saranno chiariti durante una conferenza stampa che si terrà presso il Comando Provinciale della Guardia di Finanza a Mestre, intorno alle 11:30 di oggi. Per ora le informazioni rilasciate sul caso sono piuttosto generiche. Non è infatti ancora ben chiara la natura del reato, se non per quanto riguarda il suo collegamento ai fondi europei del Pnrr ricevuti dall’Italia.
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Le misure cautelare per la maxi frode del Pnrr
Non sono ancora chiare, quindi, le specifiche della questione. Finora le forze dell’ordine delle Fiamme Gialle, con il supporto del Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata (SCICO) e del Nucleo Speciale Tutela Privacy e Frodi Tecnologiche, hanno reso pubblica l’esecuzione di varie misure cautelari su 23 persone e il sequestro di circa 600milioni di euro nel territorio di Venezia. Secondo quanto finora annunciato, sia le misure cautelari che i sequestri sono stati emessi dal Giudice per Indagini preliminari di Roma ed eseguiti su richiesta di Eppo, ovvero la Procura europea. Questo perché la maxi frode aveva come vittima l’Unione europea stessa.
La presunta maxi frode all’Ue non riguarderebbe solo l’Italia. Sembra infatti che altre operazione si stiano svolgendo in questo momento in diversi Paesi europei, dove stanno operando le forze di polizia slovacche, rumene e austriache.
(Seguono aggiornamenti)
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