Pioltello, il disastro ferroviario del 2018: condannato un manager, assolti Rfi e altri 7 imputati

Morirono tre persone e ci furono più di duecento feriti; i giudici hanno condannato Marco Albanesi, ex responsabile di Rfi mentre tra gli assolti figura anche l'ex Ad Maurizio Gentile

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A sette anni di distanza arriva la sentenza di primo grado di una condanna e 8 assoluzioni del processo iniziato nell’ottobre del 2021 sul disastro ferroviario di Pioltello. Il Collegio della quinta sezione penale del Tribunale di Milano ha formulato la sentenza per gli imputati accusati, a vario titolo, di disastro ferroviario colposo, omicidio colposo e lesioni colpose.

La Corte ha, dunque, stabilito una condanna a 5 anni e 3 mesi nei confronti dell’ex responsabile dell’unità di Brescia di Rete ferroviaria italiana, Marco Albanesi per interdizione dai pubblici uffici della durata di 5 anni. Assoluzione invece per gli altri 8 imputati, tra cui figurano l’ex amministratore delegato di Rfi, Maurizio Gentile, il direttore della Direzione produzione di Rfi, Umberto Lebruto, l’ex direttore della Direzione territoriale produzione di Milano, Vincenzo Macello, e l’ex responsabile delle Linee Sud della Dtp di Milano, Andrea Guerini. La società Rfi è stata, invece, assolta “per insussistenza del reato presupposto”. Le motivazioni della sentenza saranno rese note, come da legge, tra 90 giorni.

Il disastro di Pioltello

Era il 25 gennaio 2018 quando un treno regionale Cremona-Milano Porta Garibaldi uscì dai binari causando tre morti e centinaia di passeggeri rimasero feriti. Secondo la ricostruzione effettuata grazie alle indagini, chiuse nell’ottobre 2019 e condotte dalla Polizia ferroviaria, il treno sarebbe uscito dai binari a causa della rottura di uno spezzone di rotaia di 23 centimetri nel cosiddetto “punto zero” sopra un giunto di dilatazione in pessime condizioni. Si tratterebbe di un dispositivo che serve per evitare deformazioni delle rotaie nel caso di innalzamento o abbassamento delle temperature,

La catastrofe, per la Procura di Milano, si sarebbe verificata a causa di una lunga serie di “omissioni” nella “manutenzione” e nella “sicurezza“, messe in atto solo per “risparmiare“. I “giunti nuovi” erano “ancora lì quella mattina quando arrivai sul posto“, aveva spiegato la pm Ripamonti davanti al collegio presieduto da Elisabetta Canevini, ma quello vecchio di dieci anni e ammalorato non era mai stato sostituito.

Secondo l’accusa, il problema del giunto ammalorato era ben noto, tanto da essere stato segnalato già nell’estate del 2017, quando si era intervenuto solo per tamponare temporaneamente con una zeppa di legno. Al vaglio degli inquirenti erano state sottoposte anche le riprese delle videocamere di sorveglianza che, però, avevano registrato solo parzialmente il deragliamento. Il treno, non appena uscito dalle rotaie, si era diviso “in tre parti“, con la carrozza numero tre che staccandosi del tutto, si ribaltò sbattendo sui pali.

Le vittime di Pioltello

Ida Maddalena Milanesi, Pierangela Tadini e Alessandra Giuseppina Pirri. Sono queste le tre donne rimaste vittime nell’incidente di Pioltello. I pm per i cinque imputati da condannare hanno chiesto, comunque, le attenuanti generiche, in quanto ci sarebbe stato “un risarcimento danni per le persone offese“, in particolare nei confronti dei familiari delle tre donne vittime del disastro, con transazione fuori dal processo.

La richiesta della Procura

Nel processo ad ex dirigenti, dipendenti, tecnici di Rete Ferroviaria Italiana erano contestate le accuse di disastro ferroviario colposo, omicidio e lesioni colpose e “omissione dolosa di cautele contro infortuni sul lavoro“. I pm Maura Ripamonti e Leonardo Lesti nelle udienze precedenti avevano chiesto cinque condanne, tra cui 8 anni e 4 mesi di reclusione per Maurizio Gentile, oggi dirigente nel settore privato. Per Marco Albanesi erano stati invece chiesti 6 anni e 10 mesi, mentre per Rfi, imputata in base alla legge sulla responsabilità amministrativa degli enti, era stata proposta una sanzione pecuniaria di 900mila euro.

Da assolvere, invece, secondo i pm, Moreno Bucciantini, ex capo reparto Programmazione e controllo, Ivo Rebai, all’epoca a capo della Struttura operativa ingegneria della Dtp di Milano, e Marco Gallini, ex dirigente Struttura organizzativa diagnostica.

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