Papa Leone XIV: il missionario americano che conquista San Pietro

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Quando il fumo bianco si è alzato sopra la Cappella Sistina, a Roma si aspettavano di vedere Pietro Parolin sulla Loggia delle Benedizioni. Invece è apparso Robert Francis Prevost, il nuovo Papa Leone XIV. Il Cardinale italiano, grande favorito, è rimasto cardinale.

Da Papa annunciato a cardinale dimesso

Per settimane, il nome di Parolin ha dominato il totopapa: il Segretario di Stato, figura autorevole e di lungo corso, sembrava destinato a guidare la Chiesa. Lo stesso Parolin, raccontano, aveva confidato a un amico il proprio “turbamento” prima del conclave: un’emozione che appariva quasi un presagio. E così è stato. Quando è emersa la figura di Prevost, si è capito subito che qualcosa era cambiato.

Il tramonto di un sogno italiano

Dopo la prima votazione, è stato chiaro che Parolin, pur avendo un consistente pacchetto di voti (tra i quaranta e i cinquanta), non sarebbe riuscito a raggiungere il quorum necessario. E mentre i gruppi bergogliani apparivano divisi, il nome di Prevost prendeva forza nell’ombra, sostenuto da una rete di consensi imprevisti. Forse l’accordo controverso tra il Vaticano e la Cina ha pesato sul cammino di Parolin, o forse è stato semplicemente lo Spirito a decidere diversamente.

L’abilità diplomatica di Dolan

In questo scenario complesso, l’arcivescovo di New York Timothy Dolan ha giocato da abile kingmaker. Ha puntato subito su Prevost, figura cosmopolita e missionaria, capace di unire Nord e Sud America e di attirare il consenso anche dei cardinali del Commonwealth. Non a caso, Leone XIV è stato percepito non come un rappresentante dell’egemonia statunitense, ma come il simbolo di un Occidente in dialogo con il resto del mondo.

Il gesto distensivo di Leone XIV

Eppure, al momento della sua prima apparizione, Leone XIV ha voluto al suo fianco proprio Parolin. Un gesto di riconciliazione, un simbolo di unità. Un modo per dire al mondo che non ci sarà alcuna frattura interna, ma piuttosto una continuità con il percorso di Francesco. E la “pace disarmata e disarmante”, evocata nel primo discorso del nuovo Papa, inizierà proprio dalla Curia.

Un ponte tra tradizione e rinnovamento

Scegliendo il nome Leone XIV, Prevost richiama l’eredità di Leone XIII, il Papa della dottrina sociale, e di Leone Magno, difensore dell’ortodossia cattolica. Un segnale chiaro: il nuovo pontificato non rinuncerà alla tradizione, ma saprà parlare al mondo moderno, mantenendo ferma la rotta sui valori sociali.

Il paradosso del conclave

Parolin, dato per certo fino all’ultimo, è rimasto fuori gioco, come accadde a Scola nel 2013 con l’elezione di Bergoglio. E ancora una volta, il Vaticano ci ricorda che le logiche umane si infrangono davanti alla misteriosa forza dello Spirito. Leone XIV è il Papa del Primo Mondo, ma scelto dai cardinali del Terzo Mondo: un ponte tra culture, lingue e sensibilità, capace di unire anziché dividere.

Il sogno italiano di un Papa in Vaticano è sfumato ancora una volta, ma con Prevost si apre una nuova pagina: un pontificato che promette continuità, ma (sembra) senza rinunciare alla novità.

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