Omicidio Sharon Verzeni, Sangare al Gip: “Ho tenuto il coltello come ricordo”

Il killer della ragazzo davanti al gip di Bergamo ha spiegato di aver agito senza una valida motivazione, spinto da una motivazione che lo ha portato "a voler fare del male". La giudice ha evidenziato uno stato mentale perfettamente integro

Redazione
3 Min di lettura

Non l’ho buttato nel fiume perché ho pensato che avrei potuto trovarlo ancora lì. Volevo tenerlo per avere memoria di quello che avevo fatto, come un ricordo“, ha detto ieri Moussa Sangare, in carcere per l’omicidio di Sharon Verzeni, al gip di Bergamo Raffaella Mascarino, riguardo il coltello usato per uccidere, che ha sotterrato nei pressi dell’argine. Alla domanda del giudice se lo volesse tenere come un “souvenir” ha risposto: ““.

La Gip: “Comportamento casuale e capriccioso”

La Gip di Bergamo ha convalidato il fermo e disposto la custodia cautelare in carcere per il 30enne accusato di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione e dai futili motivi. La giudice non crede che ad armare la mano di Sangare sia stato qualche problema mentale, ma avrebbe scelto il bersaglio più vulnerabile individuato dopo averne scartati altri cinque: una donna sola incrociata di notte, assassinata “nella più totale assenza di qualche comprensibile motivazione, in maniera del tutto casuale, assolutamente gratuita, per non dire addirittura capricciosa“, ha spiegato Mascarino.

“Stato mentale perfettamente integro”

La giudice ha spiegato che “la lucidità mostrata nell’adottare tutta una serie di accorgimenti sia nei momenti precedenti al delitto” – l’aver vagato in giro fino a incontrare il bersaglio più vulnerabile – “e in quelli immediatamente successivi” – il correre in bicicletta lungo percorsi secondari, il tornare indietro per recuperare il cappello perso – e anche “nei giorni seguenti, evidenziano uno stato mentale pienamente integro“, come confermato anche dai medici del penitenziario di via Gleno.

La giudice: “Assalito dal desiderio di provare forti emozioni”

Sangaré avrebbe parlato di “feeling” o mood” che lo avrebbe costretto a compiere un’azione malvagia senza un bersaglio preciso. La gip ha una lettura differente: “L’omicidio sembra commesso da un soggetto spesso in preda alla noia” privo di “stabile attività lavorativa” e “impegnato dai valori trasmessi” da un genere musicale (il riferimento è al rap e alla trap) “che esalta la violenza, il sesso estremo, l’esigenza di prevalere” sugli altri. Un soggetto che sarebbe “stato assalito dal desiderio di provare realmente emozioni forti, in grado di scatenare nel suo animo quella scarica di adrenalina” che lui stesso “ha cercato di descrivere, seguita da uno stato di benessere e relax“.

© Riproduzione riservata

TAGGED:
Condividi questo Articolo