Salvatore La Motta ha compiuto la strage e poi si è suicidato. La tragica vicenda nel catanese
A Riposto, in provincia di Catania si è consumata la tragica fine di due donne uccise dall’ergastolano Salvatore La Motta che subito dopo ha deciso di suicidarsi.
Chi era Salvatore La Motta
L’ergastolano Salvatore La Motta beneficiava della semilibertà. Lavorando fuori dal carcere e rientrare di sera, aveva ottenuto un permesso premio di una settimana. Un passato da killer di mafia e un fratello esponente di spicco del clan Santapaola-Ercolano. Salvatore La Motta aveva 63 anni quando si è sparato un colpo di pistola davanti alla caserma dei carabinieri di Riposto, in provincia di Catania. Lo ha fatto davanti ai militari che gli chiedevano di abbassare l’arma. Voleva costituirsi perché aveva ucciso poco prima due donne.
Era stato arrestato il 16 giugno 2000, dopo la condanna all’ergastolo inflitta dalla Corte d’Appello di Catania per essere stato riconosciuto come uno dei componenti il “gruppo di fuoco” che il 4 gennaio del 1992 davanti a un bar del paese uccise Leonardo Campo, di 69 anni, ritenuto dagli investigatori uno dei capi storici della malavita di Giarre.
L’uomo è fratello di Benedetto La Motta, detto Benito, anche lui recluso per un omicidio di un giovane di appena 30 anni. Nel processo è emerso che Benedetto La Motta è indicato come esponente di spicco del clan Santapaola-Ercolano e sarebbe stato lui ad autorizzare l’agguato.
La tragica vicenda di Riposto
Una pistola, tre colpi, tre vite finite per motivi che non sarà facile ricostruire. Sembra che La Motta avesse avuto una relazione con entrambe le sue vittime. Ha ucciso prima Carmelina Marino, 48 anni. Le ha sparato un colpo alla testa mentre erano in auto sul lungomare Pantano a Riposto. E lì ha lasciato la donna. Poi un altro appuntamento, con Santa Castorina, 50 anni. Lei, probabilmente non aveva alcun sospetto circa le intenzioni dell’uomo.
In via Roma a Riposto si era recata con l’auto portando con sé il suo barboncino bianco. Un colpo alla testa anche per lei, lasciata in auto agonizzante. Qualcuno si è accorto della donna ferita gravemente e ha chiesto aiuto al 118. I soccorritori l’hanno tirata fuori dall’auto ancora viva, l’hanno adagiata sul marciapiede e lì hanno cercato invano di rianimarla.
Non è ancora chiaro cosa possa aver scatenato la furia omicida di Salvatore La Motta, ma bisognerà verificare come mai avesse una pistola. Si attendono quindi ulteriori aggiornamenti.