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Milano, il marito della donna morta per salvarsi da rogo: “Ho provocato incendio, ma non volevo ucciderla”

Il marito è stato trovato in un bar, mentre la porta dell'appartamento era chiusa a chiave dall'esterno

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Una tragedia avvenuta nella notte tra il 4 e il 5 giugno ha scosso profondamente gli abitanti in zona Loreto, a Milano. Una donna brasiliana di 48 anni, Sueli Leal Barbosa, residente nel palazzo al civico 64 di viale Abruzzi, è morta lanciandosi dalla finestra del suo appartamento al quarto piano per sfuggire alle fiamme che erano divampate all’interno dell’appartamento.

Non avendo altra via di uscita, si è lanciata verso il cortile interno, ma l’altezza del balcone è stata fatale per lei. In un primo momento era stata trasportata in codice rosso nell’ospedale Fatebenefratelli, dove è morta poco dopo. Sueli lascia un bambino di 10 anni che, quella notte, era a dormire dal padre, da cui la donna era separata. Il suo compagno, invece, attualmente è indagato per omicidio volontario aggravato e incendio doloso.

La ricostruzione dell’episodio

Al momento è indagato il marito, Michael P., imbianchino brasiliano 45enne. Gli inquirenti hanno ricostruito la dinamica: sembrerebbe che dopo un’accesa lite, sentita anche dai vicini, lui l’abbia chiusa dentro casa portandosi dietro l’unico mazzo di chiavi che poi è stato ritrovato più avanti, nei pressi di un secchio dell’immondizia. L’uomo avrebbe quindi provocato l’incendio e “intrappolato” la donna in modo tale che non sarebbe riuscita ad uscire. Le sue urla sono state lancinanti, tanto da svegliare i vicini, ma la 48enne, non avendo altra via d’uscita, si è gettata nel cortile per tentare la fuga.

L’uomo, davanti alla pm Maura Ripamonti, avrebbe cambiato più volte le sue versioni. Nell’ultima fornita agli inquirenti avrebbe ammesso la sua responsabilità, seppur involontaria, della morte di Barbosa: “Io e Sueli abbiamo discusso, lei era arrabbiata con me perché voleva che la raggiungessi a letto anziché bere, io mi sono innervosito, ho fumato una sigaretta e un istante prima di uscire l’ho gettata sul tappeto che era davanti al divano. Lei era maniaca della pulizia, volevo solo farle un dispetto, non pensavo che avrei provocato un incendio. Preciso che lei puliva il tappeto e il divano con alcol ed ammoniaca“.

Gli inquirenti riterrebbero poco attendibile questo racconto, per questo Michael P. rimane accusato di omicidio volontario aggravato e incendio doloso. Ad incastrare il 45enne ci sarebbero le telecamere di sorveglianza della zona, che lo avrebbero inquadrato mentre usciva dal condominio subito dopo il rogo. In aggiunta, durante il sopralluogo sarebbe risultata la presenza di sostanze acceleranti la combustione nel soggiorno, in prossimità della porta di ingresso, e nella camera da letto. La Procura di Milano esclude la veridicità della versione dell’uomo e precisa: “è impossibile che quel tipo di incendio, di cui esiste una parziale documentazione video e fotografica, possa essersi sviluppato con la dinamica descritta dall’indagato“.

La pm, Maura Ripamonti, ha riportato nel fermo a carico di Michael P. che, quest’ultimo, non ha “manifestato alcuna forma di dolore o ancor meno resipiscenza” per la morte della moglie e ha aggiustato più volte il suo racconto, dall’orario in cui è uscito di casa per recarsi al bar, all’assenza di liti con la donna, fino alla presenza di cause alternative alla base dell’incendio “quale il malfunzionamento della caldaia, che in realtà è risultata regolare“.

Milano, la paura dei testimoni

Grande paura anche tra gli altri inquilini del condominio, che nella notte si sono svegliati assistendo ad una scena quasi apocalittica. Immediatamente sono stati chiamati i vigili del fuoco e tutta la palazzina è stata inizialmente evacuata a scopo precauzionale. Due persone sono state trasportate in codice verde. Al momento sono rientrati in casa parte degli inquilini, 12 case si trovano in cattive condizioni e per questo i condomini non sono potuti rientrare.

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