“Un progetto per gestire i flussi di ingresso nel nostro Paese formando le persone sulle professioni specifiche che mancano in Italia“, questa la proposta portata da MedEA e Pegaso University a Bruxelles alla presenza della Presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola, interessata a comprendere gli sviluppi e le possibilità che la formazione digitale può donare nel campo dell’immigrazione. Un progetto ambizioso che di prefigge di collaborare con il continente africano nell’ottica di rendere il fenomeno migratorio una possibilità più che un problema.
Una proposta che, quindi, vede l’Italia lavorare con l’Africa in un assetto di collaborazione, permettendo ad entrambi i Paesi di trarre vantaggi. L’ostacolo principale che il progetto Medea e Pegaso University dovrà affrontare riguarda i fondi necessari per la realizzazione di questa collaborazione. “Non è una sfida facile, le Regioni italiane possiedono fondi che possono essere utilizzati in questo senso, ma il nostro obiettivo è anche quello di sfruttare ciò che può nascere dal Piano Mattei” ha dichiarato David Vannozzi, direttore generale dell’Università Digitale Pegaso e di MEDEA, che ha avuto l’opportunità di dialogare direttamente con la presidente Roberta Metsola.
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Presente all’incontro anche Luigia Melillo, Rettore di MedEA, che ha sottolineato l’interesse manifestato dalla presidente Roberta Metsola al progetto. “La presidente dell’Europarlamento si è mostrata aperta e particolarmente attenta alle necessità del nostro Paese nell’ambito della migrazione e soprattutto al progetto che abbiamo intenzione di mettere in atto” ha sostenuto Melillo, aggiungendo che Metsola ha però voluto sottolineare anche le necessità finanziarie che un progetto simile necessita.
Vannozzi: “Una formazione in loco che permetta di gestire il flusso migratorio“
Il progetto di MedEA e Pegaso University, quindi, si prefigge di creare un percorso educativo e di formazione professionale in loco, che permetta di formare personale qualificato nel continente africano che possa poi giungere in Italia e svolgere lavori qualificati, cercando allo stesso tempo, di “non privare i propri Paesi delle migliori competenze“, come ha confermato lo stesso direttore generale di UniPegaso David Vannozzi.
I prossimi passi saranno cruciali e prevedono innanzitutto l’individuazione dei fondi necessari per permettere l’avvio del progetto. Il Piano Mattei potrebbe divenire, quindi, una fonte fondamentale per l’avvio della collaborazione educativa con il continente africano, anche se bisognerà attendere per comprendere in che modo utilizzare al meglio questi finanziamenti. Nel futuro meno prossimo, invece, l’obiettivo del progetto sarà quello di espandersi alla maggior parte dei Paesi del Continente africano, per permettere una formazione a tutto tondo. Il patrocinio dell’Unione europea, da questo punto di vista, potrebbe rivelarsi fondamentale, in quanto potrebbe permettere di realizzare al più presto il progetto di MedEA e Pegaso University.
Nel futuro più lontano, invece, l’obiettivo del progetto sarà quello di espandersi alla maggior parte dei Paesi del Continente africano, per permettere una formazione a tutto tondo: “Siamo in contatto con diversi Paesi del Continente africano, che potrebbero aggiungersi al progetto e usufruire delle possibilità che esso porta con sé. La speranza è che i prossimi tre o quattro mesi possano rivelarsi cruciali e permettere l’avvio di questo ambizioso progetto”.
Melillo: “Formare nuove figure che possano inserirsi nel mercato lavorativo italiano“
Luigia Melillo, rettore di MedEA, ha posto l’attenzione sulle possibilità che il progetto portato avanti con Pegaso University potrebbero garantire al nostro Paese, in particolare per quanto riguarda la creazione di nuova forza lavoro. “Ci sono ormai molti ambiti lavorativi che i cittadini italiani non vogliono più svolgere. Penso ad esempio alle professioni in cui ci si prende cura degli anziani – ha sostenuto il rettore Melillo – Dal mio punto di vista il nostro progetto potrebbe essere utile anche in questo senso, con la formazione di personale qualificato che possa sopperire alle mancanze registrate nel nostro Paese“.
Una formazione che avverrebbe nel Paese di origine, grazie alle strumentazioni e alle professionalità offerte dai due istituti. La possibilità, quindi, di creare un ponte tra l’Italia e il continente africano che possa rafforzare i legami tra le due popolazioni e alle stesso tempo risponda “ai bisogni del mercato dell’Europa” sembra essere sempre più vicino.
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