Il ministro dell’Istruzione: «Conta dimostrare il proprio spirito critico, non dimostrare di aver studiato». Poi promette: «Torneremo al più presto al sistema pre-covid»
Al via gli esami di maturità. In tutta Italia, infatti, gli alunni del quinto anno di scuola Superiore si apprestano a svolgere la tanto attesa prova finale. A tal proposito, il ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, ha rilasciato un’intervista al Corriere della Sera per augurare buona fortuna ai giovani e delineare il quadro delle prove.
«La maturità serve, appunto, a stabilire quanto una persona sia maturata nel percorso di studi. Con le tracce dei temi abbiamo cercato di dare uno spunto ai ragazzi per riflettere a partire dal tema di uno o più autori», spiega il ministro, che poi, riferendosi agli obiettivi delle prove, aggiunge: «Non è tanto importante che dimostrino di aver studiato quanto siano capaci di produrre un ragionamento. Ogni parola è un monumento».
Descrivendo l’esame nel dettaglio, Bianchi sottolinea: «La seconda prova d’indirizzo non è depotenziata, vale al massimo 10 su 100, ma abbiamo voluto che fossero le scuole a prepararla perché dovevamo tenere conto dei diversi percorsi affrontati in questi due anni».
Sul valore dell’esame chiarisce: «Serve ai ragazzi per mettere alla prova il proprio spirito critico. La media dei voti dell’ultimo triennio può contare fino al 50% ed anche in caso di scivolone allo scritto le commissioni possono essere equilibrate. Bisogna tenere conto di tutte le difficoltà vissute in questi due anni».
Sulle prospettive future Bianchi garantisce: «Vogliamo tornare al sistema pre-covid, chiaro che ci siamo posti, se la situazione lo consentirà, quell’orizzonte come obiettivo».