Giovanni Brusca è di nuovo libero dopo 25 anni: amarezza da parte della famiglia Falcone

Giovanni Brusca venne arrestato il 20 maggio 1996 in contrada Cannatello, frazione balneare del comune di Agrigento. Oggi è stato liberato tra la delusione e l'amarezza dei familiari delle vittime

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A 33 anni dalla strage di Capaci, nella quale persero la vita Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli agenti della scorta Antonio Montinaro, Vito Schifani e Rocco Dicillo, si chiude un altro capitolo: Giovanni Brusca, il capomafia che azionò il telecomando che innescò l’esplosione il 23 maggio del 1992, è tornato in libertà.

Brusca si rese responsabile anche di uno degli episodi più atroci commessi da Cosa Nostra: fu lui a rapire nel novembre del 1993 il dodicenne Giuseppe Di Matteo, figlio del pentito Santino Di Matteo. Il sequestro del giovane durò per due anni, nel tentativo di convincere il padre a ritrattare le sue confessioni; tentativo che fallì e per questo il boss di San Giuseppe Jato decise, nel gennaio del 1995, di eliminare Giuseppe, facendolo prima strangolare e successivamente sciogliere nell’acido. Al terribile omicidio partecipò anche Matteo Messina Denaro.

Gli ultimi anni di Brusca

Dopo l’arresto, Brusca decise di collaborare con la giustizia e per questo beneficiò della legge voluta dallo stesso Giovanni Falcone sullo sconto di pena per i pentiti di mafia. Complessivamente il “boia” di Capaci ha scontato 25 anni di detenzione in carcere – dal ’96 al 2021 – e alla fine dello scorso maggio sono trascorsi anche i 4 anni di libertà vigilata imposti dalla magistratura di sorveglianza.

Nel 2021, quando venne scarcerato per essere sottoposto alla libertà vigilata, si levarono roventi polemiche nell’opinione pubblica nazionale: all’epoca veniva contestata la scelta della magistratura di far uscire dal carcere, dopo “solo” 25 anni, un uomo che nel corso della sua vita si è macchiato di decine di omicidi.

Da oggi in poi Brusca, oggi 68enne, continuerà a vivere lontano dalla Sicilia sotto falsa identità e resterà sottoposto al programma di protezione.

I familiari delle vittime amareggiati ma “questa è la legge voluta da Giovanni Falcone”

La sorella di Giovanni Falcone, Maria, ha confessato di essere molto amareggiata ma sa bene che Brusca ha scontato la sua pena, come vuole la legge. A tal proposito ha detto: “Sento il dovere di affermare con forza che questa è la legge. Una legge, quella sui collaboratori di giustizia, voluta da Giovanni, e ritenuta indispensabile per scardinare le organizzazioni mafiose dall’interno.

Ma poi ha ammesso: “Come cittadina e come sorella non posso nascondere il dolore e la profonda amarezza che questo momento inevitabilmente riapre. Ma le sue confessioni hanno contribuito all’arresto di numerosi mafiosi e alla confisca di beni illeciti. Tuttavia non si può ignorare che la sua collaborazione non è stata, su ogni fronte, pienamente esaustiva. In particolare, rimane tuttora un’area nebulosa quella riguardante i beni a lui riconducibili, per i quali la magistratura ha il dovere di continuare a indagare e chiarire ogni dubbio“.

Alfredo Morvillo, fratello di Francesca (moglie di Giovanni Falcone), ha detto: “C’è poco da dire: la legge è questa. Questa è una vicenda che sta nell’ordine delle cose. Brusca ha scontato la pena, ha usufruito del trattamento previsto dalla legge per i collaboratori. Dico solo che, anche da uomo libero, resta un criminale“.

Ancora più delusa e amareggiata Tina Montinaro, vedova del caposcorta: “Il ritorno in libertà di Giovanni Brusca ci amareggia molto, moltissimo. Questa non è giustizia per i familiari delle vittime della strage e di tutte le altre vittime. Lo so che è stata applicata la legge ma è come se non fosse mai successo niente. Non bisogna assolutamente dimenticare che anche i collaboratori sono dei criminali. Non sono diventate persone per bene. E noi familiari delle vittime in questo modo non ci sentiamo rispettati“.

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