“Viva Chiclayo!” e gli applausi hanno risuonato in Aula Paolo IV. Dopo le udienze con delegazioni da ogni parte del mondo, ieri Papa Leone XIV ha ricevuto una parte del suo passato, la diocesi di Chiclayo, in Perù, dove è stato vescovo. In quei 40 minuti con vescovi, cardinali e fedeli del paese andino, Prevost ha parlato a braccio, in spagnolo, con affetto e in modo informale ringraziandoli di cuore per l’accoglienza ricevuta durante il suo soggiorno in diverse città in Perù ricordando gli anni da parroco e come formatore, gli alti e bassi della sua salute fino alla scomparsa del suo predecessore Bergoglio.
La profezia della suora peruviana sull’elezione di Papa Leone XIV
Nel ricordare della sua vita missionaria peruviana, Leone XIV si è poi concesso ad alcune sincere dichiarazioni sulla sua nomina a Papa. “Non mi è mai passato per la testa quello che poi sarebbe successo“, spiegandosi la vicenda che “penso che il nostro Dio delle sorprese ne abbia creata una davvero grande questa volta“. Nel suo discorso improvvisato, il Pontefice ha ricordato che, quando era formatore degli Agostiniani a Trujillo, città a nord del Perù vicino a Chiclayo, nel 1998, dovette tornare a Chicago per diventare priore provinciale degli Agostiniani e una suora gli disse: “Padre Roberto, il nostro Dio è un Dio di sorprese e ogni giorno te ne darà una nuova“.
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Quindi il neo Papa ha preso a raccontare gli avvenimenti dell’ultimo mese riferendosi anche agli ultimi giorni di Bergoglio. “Un mese fa papa Francesco era ancora vivo, stava un po’ male, forse stava migliorando, quando è uscito dall’ospedale ho avuto un udienza personale con lui, dava buoni segnali“, e tutti speravamo che sarebbe migliorato, poi è arrivata la Settimana Santa, “è andato a visitare il carcere, ma già la domenica di Pasqua, ci siamo resi conto che stava abbastanza male di nuovo e come sappiamo tutti il lunedì è morto“.
Quindi il racconto delle congregazioni e del Conclave fino alla “sorpresa” della sua elezione. “Come dicevo anche da direttore spirituale – rivela Leone XIV – si deve accettare la volontà di Dio, mettere la propria vita nelle mani del Signore e dire, eccomi Signore, ciò che tu vuoi farò. E in questo spirito sto oggi con voi“.
Dopo aver ringraziato i fedeli peruviani che sono venuti dal Perù e altri che vivono a Roma, ha salutato personalmente e impartito la Benedizione: “E’ stato molto bello vedervi durante la messa in piazza San Pietro, ma anche la grande solidarietà, le manifestazioni di affetto, l’amicizia“. Il Papa ha concluso l’udienza con un apprezzamento per “la testimonianza, la fede, la comunione, l’amicizia e che il Perù può offrire al mondo“.
Di certo non è stata un’udienza dal semplice significato istituzionale, anzi, ha rappresentato un grande valore simbolico, a rappresentanza anche della vita missionaria compiuta da Prevost. Infatti, Papa Leone XIV è esso stesso riflesso di un legame unico tra due mondi: il Nord e il Sud America. Un legame a doppio filo, come le sue nazionalità, nato a Chicago e adottato peruviano, dove per quasi quattro decenni di servizio in Perù.
Un affetto nei confronti del Paese andino che Prevost ha manifestato apertamente fin dal primo momento, da quando lo scorso 8 maggio si affacciato dal Loggione appena eletto e con commozione negli occhi ha anche parlato in spagnolo per i suoi fedeli peruviani.
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