Il 64% della spesa totale in un anno per questa attività di indagine va al Sud Italia e alle isole: numeri in calo nel 2020, i dati del ministero della Giustizia
Un costo totale annuo di 145 milioni di euro. A causa dei tagli agli investimenti e vista l’emergenza sanitaria, che ha rallentato gli ingranaggi della giustizia, sono diminuite il numero di intercettazioni in Italia. Questo è quanto emerge dal “Rapporto statistico 2020” realizzato dalla Direzione Generale di Statistica e Analisi Organizzativa del Ministero della Giustizia. Le intercettazioni, cioè l’attività di ascolto di conversazioni in luoghi aperti o chiusi all’insaputa degli interlocutori attraverso specifici dispositivi elettronici, sono state in totale 106.513 nel 2020: 83.454 telefoniche, 15.427 ambientali e 7.632 informatiche o telematiche. Un numero inferiore a quello del 2006.
Nel periodo di monitoraggio 2003/2020 la Direzione Generale di Statistica e Analisi Organizzativa del Ministero della Giustizia ha registrato un aumento totale dei bersagli intercettati del 37%, con un tasso di crescita medio annuo pari al 1,9%. La tendenza è stata di forte crescita per i primi 6 anni, raggiungendo il picco nel 2013, con 141.774 intercettazioni. Poi il numero dei bersagli, cioè di persone intercettate, ha subito una flessione.
I dati del ministero
Dal 2009 gli importi liquidati per le intercettazioni mostrano un notevole calo, fino a toccare un punto di minimo nel 2015. Non c’è da stupirsi quindi, se nel 2020, osservando i dati, si è registrata il minimo della spesa, cioè 145.322.752 euro al netto dell’Iva.
Questa diminuzione è dovuta a diversi fattori: ai tagli del budget, all’emergenza epidemiologica che ha rallentato l’attività degli uffici giudiziari, al blocco delle liquidazioni per l’introduzione dell’obbligo della fatturazione elettronica (avvenuta nel 2015), alla decisione di modificare i bersagli e al tipo di intercettazioni che presentano costi differenti. Infatti, come afferma il Rapporto Statistico 2020:” La riduzione del 2020 è dovuta ai bersagli telefonici e ambientali perché quelli relativi ad altre tipologie di intercettazione, sempre in crescita, proprio nel 2020 raggiungono il valore massimo”.
Infatti, l’analisi per tipologia evidenzia la netta prevalenza di quelle telefoniche (78%), soprattutto perché meno costose, osservando che negli ultimi anni si tende a fare maggior uso di quelle telematiche, in particolar modo nel Sud Italia e nelle isole.
I costi elevati delle intercettazioni nel Sud Italia e nelle isole
Le intercettazioni al Sud e nelle isole, a cui si aggiunge la città di Milano, costano di più: in queste zone avvengono il 56% delle intercettazioni in Italia e vi si concentra il 64% della spesa totale. Il costo delle operazioni risulta elevato a causa della tipologia delle intercettazioni effettuate. Infatti, in queste aree si registra un aumento di quelle ambientali e telematiche (più costose) che fanno aumentare i costi di ogni intercettazione a bersaglio. Nello specifico i distretti di Palermo, Napoli, Catanzaro, Roma, Reggio Calabria e Milano (unica eccezione) liquidano più della metà delle risorse impiegate nelle intercezioni, cioè il 54%, dell’importo nazionale: Palermo spende 3.005 euro a ‘bersaglio’, seguita dall’Aquila con 2.523 euro, mentre ultima è Roma con 771 euro.