Il processo sull’ex-Ilva è da rifare, Bonelli: “L’inquinamento è un’invenzione?”

Redazione
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Il processo sull’ex Ilva non proseguirà a Taranto. “Ambiente svenduto” si conclude nel nulla per il momento, perché i giudici di secondo grado non ritengono possibile proseguire le udienze alla presenza di magistrati che vivrebbero negli stessi ambienti in cui si sarebbero verificati i possibili illeciti. Legittima suspicione, è questo il motivo per cui un processo che ha avuto avvio nel 2012 viene improvvisamente spostato, per essere ripreso e proseguito in un’altra città, Potenza, più lontana e più neutra rispetto ai fatti avvenuti.

Così, anche le 26 condanne comminate nel primo grado di giudizio vengono annullate e la città di Taranto si trova nuovamente inascoltata, consapevole che prima di ottenere giustizia potrebbero passare ancora molti anni. La decisione del trasferimento del processo è stata presta dalla sezione distaccata di Taranto della Corte d’assise d’appello di Lecce, che ha ritenuto i giudici di Taranto parte lesa del processo, in quanto residenti in quelle zone, e quindi privi della “giusta serenità” necessaria a produrre una sentenza.

Così, lo scontento si riaccende e Taranto comincia nuovamente ad attendere un processo giusto che possa finalmente portare pace alle famiglie di tutti coloro che presumibilmente hanno subito le conseguenze dell’ex Ilva, ora Acciaierie dello Stato. Intanto, però, si profila un’ipotesi terrificante: alcune delle accuse nei confronti dei 37 imputati potrebbero cadere in prescrizione e quindi non essere riprese e analizzate dal Tribunale di Potenza. Una possibilità che infuria i cittadini e anche parti della politica italiana, che continuano a chiedere la conclusione di un processo che si sta trasformando in un’odissea.

Ilva, la sentenza “Ambiente svenduto

Il procedimento penale “Ambiente svenduto” riguarda gli anni dal 1995 al 2012, ovvero il periodo in cui l’ex Ilva è stata amministrata dalla famiglia Riva e in cui secondo l’accusa si sarebbero verificati una serie di illeciti che avrebbero messo in pericolo i cittadini di Taranto. Un processo che è nato dall’inchiesta che il 26 luglio 2012 ha portato al sequestro degli ambienti dell’area a caldo delle attuali Acciaierie dello Stato e che ha dato inizio ad un procedimento della durata di 12 anni. E concluso oggi.

I giudici della Corte popolare hanno infatti deciso di accogliere la richiesta dei legali dei difensori di spostare il procedimento a Potenza, nonostante il tentativo dell’accusa di chiarire che è “considerabile parte di un processo chi sceglie di attivare un’azione di diritto” e che nessuno dei magistrati di Taranto avrebbe tentato di farlo. Così, ora, le ventisei condanne in primo grado sono annullate, così come i 270 anni di carcere complessivi che erano stati decisi dalla Corte.

Ex Ilva
Ex Ilva

Il processo non ha più colpevoli e rischia anche di non averne mai, a causa della possibilità della prescrizione. In questo modo, i numerosi reati che sono stati imputati ai 37 indagati potrebbero non essere mai analizzati. Associazione a delinquere finalizzata al disastro ambientale, omissione dolosa di cautele sui luoghi di lavoro, avvelenamento di sostanze alimentari, corruzioni in atti giudiziari, omicidio colposo e molte altre, potrebbero rimanere solo diciture e dubbi senza risposta.

La rabbia di Taranto

La decisione della sezione distaccata di Taranto della Corte d’assise d’appello di Lecce ha ovviamente creato un certo tumulto negli ambienti legati al processo sull’ex Ilva, in primis tra coloro che hanno creduto nella possibilità di ottenere giustizia per i propri cari. Il sindaco della città pugliese non si è lasciato andare a commenti poco specifici decidendo di lasciar trapelare i sentimentipreoccupazione e amarezza“.

Il volto di Alleanza Verdi e Sinistra, Angelo Bonelli, ha invece voluto manifestare pubblicamente tutta la sua rabbia. “Sono esterrefatto” ha infatti dichiarato per poi aggiungere con tono duro: L’inquinamento è stata un’invenzione? Morti e malattie non hanno responsabilità? Questa non è giustizia. Con questa decisione, su Taranto si infligge l’ennesima ferita dopo il disastro sanitario“. Così, pian piano, la politica inizia a prendere posizione e a mostrare la propria vicinanza a tutti coloro che speravano di veder confermate le condanne in primo grado per il caso ex-Ilva.

il difforme bonelli verdi
Angelo Bonelli (Avs)

Sabrina Licheri, componente della Commissione Industria e senatrice del M5S ha definito il rinvio del processo “una notizia drammatica e surreale“, mentre Legambiente ha decretato: “Ingiustizia è fatta“. L’aria che si respira in questi ambienti è quella della delusione e dell’incertezza, di fronte alla possibilità di vedere andare in fumo gli sforzi portati avanti per anni, nella speranza di vedere puniti coloro che avrebbero provocato così grande sofferenza.

Al contrario si sono detti “molto soddisfattii legali degli ex capi di Ilva, perché dal loro punto di vista “la Corte ha accolto una questione pacifica che attiene alla imparzialità del giudice e che i difensori degli imputati hanno sollevato fin dall’udienza preliminare“. Questi hanno però voluto sottolineare il “gravissimo rammarico” per tutte le parti coinvolte nel procedimento, “per il tempo che è stato irragionevolmente perso negando in tutti questi anni le ragioni delle difese“.

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