Ex Ilva, l’allarme della Corte Ue: “Se pericolosa per la salute va sospesa”

La direttiva della Corte di giustizia Ue rimanda le decisioni sull'impianto dell'Ilva al Tribunale di Milano, autorità che ha sollevato il dubbio e che ha la giurisdizione per affrontarlo

Redazione
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La Corte di giustizia dell’Ue ha dichiarato che se l’acciaieria dell’Ilva di Taranto presenta pericoli gravi e rilevanti per l’ambiente e per la salute umana, il suo esercizio dovrà essere sospeso. Una decisione dura che però lascia la parola finale al Tribunale di Milano che dovrà valutare i rischi annessi all’impianto, in quanto unica autorità a poter decidere.

La Corte di Giustizia Europea ha deciso questa mattina con sentenza che la valutazione del danno sanitario deve essere svolta nell’ambito del rilascio dell’Autorizzazione integrata ambientale” ha sostenuto l’avvocato Maurizio Rizzo Striano, che ha rappresentato in giudizio alla Corte Ue l’associazione ‘Genitori tarantini‘ in merito a un ricorso relativo alle questioni ambientali di Acciaierie d’Italia.

La Corte ha poi deciso – ha continuato l’avvocato – che tutte le sostanze tossiche e inquinanti vanno tenute in considerazione nella procedura di rilascio, e quindi non solo una parte di esse, con un set limitato, e, ultima considerazione, andando anche oltre il quesito posto dal Tribunale di Milano, i giudici della Corte Ue hanno anche detto che non sono lecite le proroghe oltre un certo limite temporale e nel caso in cui questo limite venga superato e ci sia un inquinamento significativo” ha aggiunto il legale.

Ex Ilva, la decisione della Corte di giustizia dell’Ue

La dichiarazione della Corte europea ha voluto evidenziare innanzitutto la protezione dell’ambiente e della salute umana, che sono due degli obiettivi principali del diritto europeo, entrambi forse messi in pericolo dalla presenza delle acciaierie sul territorio tarantino. Il governo italiano, però, ritiene che la direttiva rilasciata dalla Corte Ue in realtà non faccia alcun riferimento alla valutazione del danno sanitario e che quindi la valutazione dell’attività dell’impianto debba costituire un atto interno ai procedimenti di rilascio e riesame dell’autorizzazione all’esercizio.

Secondo il Tribunale di Milano, poi, la valutazione dell’impianto non ha tenuto conto delle sostanze inquinanti rilasciate dall’impianto e dei loro effetti nocivi sulla popolazione che vi abita nelle vicinanze. Per cui la Corte ha ritenuto corretto che il gestore dell’installazione debba fornire, nella sua domanda di autorizzazione iniziale, informazioni relative al tipo, all’entità e al potenziale effetto negativo delle emissioni che possono essere prodotte. Invece, le sostanze che hanno un effetto trascurabile sulla salute umana e sull’ambiente possono non essere assoggettato rispetto ai valori limite di emissioni.

La direttiva della Corte quindi rimanda al Tribunale di Milano le decisione relative alle Acciaierie dello Stato, o ex Ilva, che dovrà quindi comprendere in che modo agire per salvaguardare le vite dei cittadini tarantine.

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